I sommozzatori si sono calati là sotto, nella pancia della tragedia, e hanno controllato la cabina del comandante Francesco Schettino. Qui hanno trovato la firma di Domnica Cemortan, la moldava ventiquattrenne catapultata sotto i riflettori dal dramma della Concordia. A terra viene portata una borsa da viaggio contenente indumenti, biancheria, cosmetici e il beauty-case di Domnica. Che ci faceva tutto questo armamentario nel sancta sanctorum di Schettino? Così la fascinosa signora torna al centro della scena, aggiunge elementi piccanti e fantasie peccaminose, alla Love boat, a un disastro che non si riesce nemmeno a circoscrivere.
Strana storia, quella di Domnica. Nei primi giorni i giornali raccontano che cera anche lei vicino al timone nei momenti decisivi dellincidente, ma soprattutto aggiungono alcuni dettagli non proprio edificanti: qualche minuto prima la ragazza sarebbe stata a cena con Schettino nel ristorante più esclusivo, poi insieme al comandante e al maitre Antonello Tievoli si sarebbe trasferita nella già affollata plancia. Si parla di un festino, si aggiunge che il clima era allegro e che il vino scorreva a fiumi. Una parata di luoghi comuni, con retropensieri maliziosi, e un inquietante interrogativo in coda: non è che la moldava abbia distratto il capo quando la nave lambiva le acque del Giglio?
Dopo le prime ricerche la situazione muta: il giallo sulla presenza più o meno clandestina della donna cade; non le era ancora stata assegnata una cabina, ma questo nelle prime ore di una crociera appena partita ci può stare. E poi lei aveva una qualche ragion dessere sulla nave: da cinque anni lavora per la Costa, prima come ballerina, poi causa problemi alla schiena, come hostess e interprete. Certo, la sua figura non è perfettamente a fuoco, le voci sulle sue presunte liaison con questo o quellufficiale, non solo con Schettino, sinseguono, ma si capisce che forse si è esagerato nel descrivere un clima luculliano, con tanto di femme fatale. Del resto manca la prova che il comandante, come pure è stato scritto, fosse alticcio se non ubriaco. E allora? E allora lei torna prepotentemente sulla scena: dopo essere stata intervistata dalla tv del suo Paese, si ripresenta in procura, accorciando tutti i tempi di eventuali rogatorie, e va dritta al punto: «Sì, ero nella plancia». E ancora: «Sono innamorata di Schettino». Dunque la donna sembra rimescolare le carte e di fatto toglie un altro appoggio alla difesa del comandante che nellinterrogatorio di garanzia era stato netto almeno su un punto: «Non permetto a nessun estraneo di salire sulla plancia».
Non è così, o non è esattamente così. In realtà, la difesa di Schettino ha sempre fornito una versione leggermente diversa, in qualche modo buona per tutte le stagioni e compatibile con le parole della donna: «La signorina Cemortan era sulla porta della plancia». Non era dentro, ma non era neanche fuori. Soprattutto vedeva, ha visto quel che succedeva, ha raccontato agli inquirenti che cosa sarebbe successo nei minuti concitati dopo il botto. La sua narrazione, ecco la svolta sorprendente, può aiutare a sorpresa i magistrati di Grosseto per ricostruire la storia di quella notte. Domnica, più che la donna dello scandalo, pare essere un testimone attendibile. Certo, le sue parole, almeno quelle filtrate dopo linterrogatorio dellaltro ieri, non aiutano Schettino. Anzi, la sua femminile solidarietà provocherà sicuramente scintille fra le mura domestiche di Meta di Sorrento, dove il comandante è agli arresti domiciliari, sorvegliato dalla moglie.
«Un fatto è certo - spiega lavvocato Alessandro Antichi, provando a smarcare il comandante -: la presenza sulla soglia della moldava era ed è irrilevante. Il punto è che la plancia era piena di gente che non doveva esserci o la cui presenza in quel frangente era superflua. Che ci faceva per esempio Tievoli? E il commissario di bordo Manrico Giampedroni? Fra laltro, la signorina lì laveva portata lui. E tutti facevano domande e chiedevano spiegazioni». Un salotto così animato che alla fine il padrone di casa, per dar retta a dieci persone, avrebbe perso la rotta e smarrito, per dirla con lOrlando Furioso, il senno.
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