Elogio della parola e dellarte teatrale, «perché senza cultura e senza libri si muore». Si potrebbe sintetizzare così, con le parole del regista Maurizio Scaparro, Don Chisciotte, frammenti di un discorso teatrale, che debutta stasera al teatro Grassi. Lo spettacolo, tratto dal celebre Don Quijote de la Mancha di Miguel de Cervantes, narra le avventure del cavaliere e del suo fido scudiero Sancho Panza, gli incontri fantastici e la follia del protagonista. Ladattamento teatrale è firmato da Rafael Azcona, Tullio Kezich e Maurizio Scaparro, le musiche sono di Eugenio Bennato, i costumi di Lele Luzzati. E proprio nel ricordo del celebre scenografo morto venerdì scorso nella sua casa di Genova si apre il racconto di Scaparro: «Questo spettacolo è molto importante, soprattutto per il forte legame fra il Piccolo Teatro e Luzzati. Sarà difficile sostituire una persona del genere - prosegue -, un artista irripetibile». Il Don Chisciotte portato in scena da Pino Micol è lantieroe per eccellenza, un uomo che ha attraversato i secoli rivendicando il diritto di sognare. Appassionato di romanzi cavallereschi, è considerato pazzo per la sua fervida fantasia. Don Chisciotte è quindi un eroe condannato alla solitudine e a una vita parallela, dentro la propria mente, per sfuggire alla realtà. E per questo rappresenta lisolamento del diverso, del sognatore e di chiunque tenti di sfuggire allomologazione del pensiero e dei sentimenti. In questo personaggio, «che in realtà è una persona vera - dice Scaparro -, personaggi sono tutti gli altri», il regista individua il prototipo delluomo moderno, costretto a fare i conti con una realtà e una vita concreta che mal si conciliano con i propri ideali. La decisione di riprendere in mano il romanzo e cominciare a lavorarci, dice Scaparro, risale al 2005, in occasione dei 400 anni dalla pubblicazione dellopera. «Ho scelto di portare in scena le parti del libro nelle quali era maggiore la vocazione teatrale - spiega il regista -. Il viaggio del protagonista, un percorso interiore alla ricerca della fantasia e dellillusione, si svolge allinterno di un teatro, un vecchio e decadente teatro. Don Chisciotte e Sancho Panza camminano in cerchio e vivono tante avventure». Come lincontro con i mulini a vento, quello con lelmo - una semplice bacinella che sulla testa di Don Chisciotte si trasforma - e quello con i Pupi (dei figli darte Cuticchio), fra i quali il cavaliere crede di riconoscere la sua amata Dulcinea.
«In questo lavoro - prosegue Scaparro - ho voluto mettere in evidenza la grande forza della parola e della cultura». Emblematica, quindi, la scena in cui Don Chisciotte si sveglia, si guarda intorno, e sulla libreria non vede più i suoi libri. Comincia a camminare nella stanza, gli altri protagonisti cercano di convincerlo che finalmente è guarito dalla follia. Allora torna a casa, stanco e umiliato, continua a cercare i suoi libri e, alla fine, muore. «È questa la differenza più importante rispetto alla prima edizione, nella quale i due protagonisti continuano a vivere e vanno incontro a nuove avventure. La mia versione non è però totalmente pessimista - conclude -.
Don Chisciotte
al Grassi
fino all11 febbraio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.