Sarà don Gino, il cappellano del carcere minorile Beccaria, a fare da mediatore tra gli autonomi del Leoncavallo, il Comune e i proprietari della ex cartiera occupata dal 1994, il gruppo Cabassi. Investito direttamente da Giuliano Pisapia, in quanto «personalità che riscuote la fiducia e la stima di tutte le parti» cercherà di sciogliere un nodo su cui si sono arrovellate le amministrazioni di diverso colore per oltre trent’anni. «Caro don Gino ti sarò grato se riuscirai a portare a casa un buon risultato» gli avrebbe detto il sindaco. «Io lo faccio volentieri - spiega il fondatore di Comunità nuova - da entrambe le parti mi pare ci sia una gran disponibilità. Spero di potere aiutare a raggiungere il risultato evitando litigi e polemiche inutili. Penso anche che sia giusto che il Leoncavallo, che ha portato avanti per anni un’attività culturale e di accoglienza importante per Milano possa andare avanti». Cultura contro diritti: il gruppo Cabassi è una società quotata in borsa e il presidente deve rendere conto del proprio bilancio. «È giusto che i Cabassi abbiano un ritorno dal proprio bene» commenta don Gino. Nessun atto di mecenatismo, dunque: la sfida sarà riuscire a far combaciare le esigenza di tutti. A partire da due premesse: le sentenza della Corte di cassazione dello scorso maggio che impone lo sgombero del centro di via Watteau, e il «vento che è cambiato» ovvero la volontà politica di mettere in regola il Leonka prima di Natale. L’incontro è fissato per domani al centro Barrio’s alla Barona. Al tavolo Matteo e Marco Cabassi, 11 rappresentanti del centro, Daniele Farina presidente della Fondazione «La città che vogliamo», Gianni Confalonieri, direttore delle Relazioni Istituzionali e con la Città di Palazzo Marino, delegato dal sindaco. Sulla scelta del mediatore scoppia già la polemica: «La notizia che la trattativa si farà al Centro Barrio’s di Don Gino Rigoldi, testimonia ancora una volta che giunta e sindaco sanno che questo problema investe questioni che al momento non si possono affrontare nelle sedi ufficiali. Si delega un consulente del sindaco, Confalonieri, a trattare una materia che il sindaco sa che è fuori dalle regole e dalle leggi. Sindaco e Giunta si nascondono dietro il buonismo e il benaltrismo di Don Rigoldi». Al di là delle intenzioni, come risolvere il cubo di Rubick? Gli autonomi rimangono in via Watteau, e continuano a svolgere la loro attività, ma in uno spazio più ristretto. I Cabassi, vogliono cedere la proprietà - anche per non dover essere responsabili economicamente e legalmente dei necessari lavori di messa a norma - al Comune. In cambio Palazzo Marino darebbe al gruppo uno stabile demaniale, di pari valore. Forse anche una cascina fuori Milano, comunque un edificio, anche da ristrutturare, che permetta di avviare un’attività imprenditoriale. Nell’immensa cartiera a due passi da Greco, il Comune potrebbe realizzare uno studentato per universitari, un centro di accoglienza per profughi, residenze per operai. «Un sogno che si avvera» per i leoncavallini.
Ma cosa pensa don Rigoldi della festa della semina (della canapa indiana) che gli autonomi hanno intenzione di continuare a celebrare? L’appuntamento è già fissato per l’8 ottobre. «Non se ne parla. Io ci metto la faccia. Leoncavallo dovrà pagare affitto, Siae, tasse e abbandonare le droghe. Per certe cose il tempo è scaduto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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