Don Santoro, ammazzato in chiesa nel nome di Allah

Ucciso nella sua chiesa dedicata a Santa Maria, inginocchiato in preghiera dopo aver celebrato la messa pomeridiana. Domenica 5 febbraio 2006 un altro sacerdote italiano aveva trovato la morte in Turchia, nella città di Trabzon, l’antica Trebisonda, località affacciata sul Mar Nero. Si chiamava don Andrea Santoro, aveva 60 anni ed era stato freddato a colpi di pistola al petto. Come monsignor Padovese, anche don Santoro era un uomo mite e fautore del confronto tra religioni. Curava il progetto «Finestra per il Medio Oriente» per favorire «un dialogo rispettoso tra il patrimonio cristiano e il patrimonio musulmano».
Proprio questa sua apertura sembra aver attirato su di lui l’odio dei fondamentalisti islamici: l’assassino irruppe nella chiesa urlando «Allah è grande». Per l’omicidio fu arrestato un ragazzo di 16 anni, Ouzan Akdil, reo confesso. Disse di essere sconvolto dalla pubblicazione delle vignette su Maometto avvenuta in Danimarca. Il giovane sta scontando una condanna a 18 anni e 10 mesi di carcere. Ma in seguito sulla sua colpevolezza sono sorti dubbi. Gli inquirenti turchi hanno battuto anche una pista legata non all’intolleranza anticattolica ma alla strategia della tensione dell’organizzazione segreta Ergenekon, senza però grandi novità.
Monsignor Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, aveva concelebrato con il cardinale Camillo Ruini i funerali di don Santoro. Romano, sacerdote missionario «fidei donum», il prete trucidato quattro anni fa era stato negli Anni 90 cappellano della parrocchia Gesù di Nazareth nel quartiere di Pietralata alla periferia sud di Roma; nel 2000 era partito per la Turchia.
Quella domenica del febbraio 2006, al termine della messa, tre ragazzi entrarono nella chiesa di Santa Maria con fare arrogante. Quando furono usciti, don Santoro si inginocchiò a pregare con il suo aiutante. Ma una persona entrò poco dopo, armata: il prete vide la pistola puntata e gridò all’aiutante di buttarsi a terra. L’omicida fece fuoco due volte gridando «Allah è grande» e ferendo a morte don Andrea al petto, poi scappò attraverso un cortile urlando ancora «Dio è grande» e sparando un terzo colpo in aria. Martedì 7 febbraio fu arrestato Akdil, benché non riconosciuto dai testimoni oculari i quali hanno sempre affermato che l’assassino di don Santoro era un adulto.
Il ragazzo confessò l’omicidio e il 10 ottobre fu condannato. Pochi mesi dopo i magistrati che indagavano sull’omicidio del giornalista turco-armeno Hrant Dink (avvenuto il 19 gennaio 2007) riaprirono l’inchiesta ipotizzando che l’omicidio del sacerdote italiano fosse maturato negli ambienti dei «Lupi grigi».

Ma il 4 ottobre 2007 la Corte suprema ha confermato la condanna inflitta ad Akdil e, con essa, la tesi dell’omicidio per ragioni religiose. Maddalena Santoro, sorella del sacerdote, conosceva bene monsignor Padovese ed è convinta che anche questo omicidio sia stato dettato da motivi religiosi.

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