Donna col burqa in tribunale: «Denunciatela»

«Quella donna deve essere denunciata». Questo il grido lanciato da un uomo nei confronti di una signora che indossava un burqa che le copriva interamente il viso, lasciando una leggerissima fessura per gli occhi. È accaduto ieri al piano terra del Palazzo di giustizia di Milano, davanti ad una delle aule in cui si svolgono i processi per direttissima. La donna era seduta su una panca, quando un uomo, anche lui in attesa di testimoniare in un processo si è messo pubblicamente a protestare per il burqa.
«Lo ha detto il ministro Castelli» ha insistito l'uomo. In realtà la donna aveva già ottemperato al dovere di farsi riconoscere all’ingresso del Palazzo, togliendosi la parte che copriva naso e bocca alla richiesta del personale di sorveglianza. Poi si era ricoperta. L’idea di denunciare le donne con il volto coperto da un velo era stata rilanciata qualche giorno fa dal ministro Roberto Castelli. È il testo unico della legge di pubblica sicurezza la norma vigente a cui fa riferimento il ministro quando sostiene l’opportunità di denunciare le donne che indossano il burqa. L'articolo 85 di quel provvedimento, infatti, vieta di comparire mascherati in luogo pubblico e prevede per i contravventori una sanzione amministrativa. Lo stesso articolo consente l'uso della maschera nei teatri e nei luoghi aperti al pubblico nei periodo di carnevale e altre analoghe ricorrenze. La legge del '72, sull'ordine pubblico, vieta inoltre espressamente l’uso di caschi protettivi o qualunque altro mezzo che rende difficoltoso il riconoscimento della persona.

Inoltre, c’è anche una sentenza della Cassazione (del 13 dicembre 1985) che, secondo quanto ha ricordato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, «ha chiarito che il divieto si applica anche all'individuo che compaia in luogo pubblico, o aperto al pubblico».

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