Donna Marella nel mirino degli 007 per i cani prediletti dell’Avvocato

Nel mirino del Fisco italiano, impegnato a fare luce sui presunti fondi neri di Gianni Agnelli (si parla di capitali per oltre un miliardo di euro, gli stessi su cui ha aperto un contenzioso la figlia Margherita de Pahlen), è finita anche la residenza della moglie Marella Caracciolo e «quella» dei cani con i quali l’Avvocato amava farsi ritrarre e trascorrere il tempo libero.
Proprio gli husky prediletti da Agnelli (come ha rivelato il quotidiano Italia Oggi) potrebbero essere l’arma in mano al Fisco per mettere nei guai Donna Marella.
Il nodo da sciogliere è il seguente: da una parte c’è la vedova di Agnelli, che figura residente in Svizzera; dall’altra la permanenza degli amati quadrupedi sul territorio italiano, accertata in più di sei mesi in un anno, ovvero il tempo limite «per considerare fittizia la residenza estera di un cittadino italiano», ricorda il quotidiano economico che cita anche alcuni suggerimenti indirizzati a Marella dal commercialista torinese Gianluca Ferrero. Nel memorandum all’attenzione del Fisco, che risale al 16 maggio 2003, quattro mesi dopo la scomparsa di Agnelli, alla vedova vengono fatte alcune puntualizzazioni nell’ambito dello spinoso tema della successione: morto il presidente d’onore della Fiat, il professionista afferma che sarebbe incongruo intestare le bestiole a Marella che vive in Svizzera, mentre i cani si trovano a Frescot (Torino). E proprio alla società Frescot, che gestisce i beni della villa e della tenuta dove si è spento l’Avvocato, al Giornale risultano ora intestati gli husky oggetto dell’attenzione del fisco.
«La Svizzera - precisa in seguito la nota di Ferrero - è un Paese in cui l’amministrazione fiscale italiana non riconosce ai cittadini italiani lo status di residenti anche ai fini fiscali, salvo prova contraria da prodursi a cura del contribuente». Quella delle residenze fittizie è una questione annosa, che ha coinvolto diversi personaggi del jet set del nostro Paese: da Luciano Pavarotti ad Alessandro Nannini, fino a Valentino Rossi. Indagini del genere, del resto, vengono avviate regolarmente ogni anno dall’Agenzia delle entrate (sotto la lente ci sono, in questo momento, 170mila nomi) e i sospetti evasori non devono, per forza, essere uomini o donne noti alle cronache.
Il nuovo filone dell’inchiesta, che vede ora al centro Marella, fa parte dell’«effetto boomerang» scatenato dalla volontà della figlia Margherita di far riemergere il presunto «tesoro» nascosto del padre e del quale, secondo la donna, sarebbero al corrente Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens, da sempre uomini di fiducia di Agnelli e della famiglia piemontese.
Da Torino, intanto, non sono ancora arrivate reazioni ufficiali all’inchiesta e ai nuovi «veleni» emersi sull’eredità dell’Avvocato. Unico a parlare, finora, è stato Cristiano Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli e presidente di Fiat Group in Argentina. Nei giorni scorsi ha dichiarato all’Ansa, riferendosi alla vicenda, che «questa storia mi rattrista tanto, soprattutto per mia zia Marella; pensare, nel ricordo dell’Avvocato, che possa succedere tutto questo è molto duro». Tutti spenti o «fuori campo», in questi giorni, i telefonini degli altri membri della famiglia.
Sarà probabilmente l’imminente consiglio di amministrazione di Exor, la holding a monte dell’impero industriale e finanziario degli Agnelli, in calendario il prossimo 28 agosto a Torino per approvare i conti del primo semestre 2009, l’occasione per testare l’umore della famiglia sulla decisione del Fisco di fare le pulci ai beni dell’Avvocato e di vederci chiaro sulla posizione dei suoi familiari più stretti.


Alla riunione della prossima settimana, presieduta da John Elkann, parteciperanno infatti, per i loro incarichi istituzionali, il presidente d’onore della holding, Gabetti, e l’amministratore Grande Stevens, entrambi al centro della causa «boomerang» intentata da Margherita de Pahlen.

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