«Le donne d’Italia a Londra sotto la mia bandiera»

Portabandiera. Ci sono molti modi di dire portabandiera, ma si può dire anche Valentina Vezzali. Non solo mettendole fra le mani un bel tricolore da sventolare alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Londra. Sarebbe perfin restrittivo. I campioni portano la bandiera sempre. E ora che lo sport italiano si affaccia a un 2012, che promette di essere carico di storie e desideri, la Vezzali sarà portabandiera dell'essere campioni, italiani, sportivi e si spera vincenti. Nonostante qualche ammaccatura addosso: di recente ha rischiato la pelle, l'auto è finita contro un albero, e lei ancora una volta ha dimostrato di esser ragazza, mamma, campionessa di ferro. Fioretto in mano, corazza addosso. Valentina pronta per un altro giro d'onore?
«Per ora mi sembra di essere un trattore. Non sto benissimo. Ci vorrà ancora un po': ho dolori al collo, la botta si sente, come avessi preso una fucilata, il collo ha fatto avanti e indietro, la muscolatura si è allungata, è stato toccato il sistema nervoso».
Ce la farà per le Olimpiadi?
«Ce la farò. Mi hanno solo detto di attendere che il fisico torni a rispondere, di andare con gradualità».
E l'Italia? Siamo ancora il Belpaese, almeno nello sport?
«Ma certo, perché no? Ci guida sempre la passione. Entusiasmo e voglia di fare creano la differenza».
Bastano?
«Aggiungo. Sa qual è la diversità fra noi e gli stranieri? La fantasia. Senza quella dove saremmo? So anch'io che ci sono tanti problemi. Guardi nella scherma: nelle gare under 20 molti atleti si muovono a spese loro. Sono le famiglie che investono sull'attività dei figli. E vogliamo parlare di casa mia: Jesi? Nel palazzetto pioveva dentro. O ricorda Vanessa Ferrari, la nostra ginnasta? Ha dovuto vincere per ottenere una palestra dove allenarsi. Vede? Alla fine vince la passione».
E da noi potere alle donne.
«Non è un caso. Siamo sempre di più. Un fenomeno che c'è da anni. I successi sono frutto di tanto lavoro».
Orgogliosa?
«Non mi dà soddisfazione. Io amo lo sport a 360 gradi e mi auguro che i maschietti recuperino quanto prima. Intanto la pallanuoto ha conquistato il mondiale: buon segno. Diciamo che noi donne possiamo trascinare gli uomini per farli tornare a vincere».
Dove sta la differenza?
«Loro sono più pigri, noi molto cocciute e testarde. Sappiamo organizzarci meglio. È la nostra indole: figli, mariti, casa. Siamo abituate e curiamo i dettagli».
Speriamo che l'idea funzioni.
«Nella scherma si è già visto qualcosa. I maschi del fioretto ogni tanto si allenano con noi. Sarà un caso, ma ai mondiali di Catania hanno fatto tripletta di podi. Noi lavoriamo, dure, con energia, forse li sproniamo».
A proposito di medaglie, il presidente del Coni è preoccupato. Dice che sarà difficile ripetere gli exploit degli ultimi mondiali di scherma.
«Lo capisco. Sono scaramantica. So che i successi non ce li toccherà nessuno, ma quando sei l'atleta da battere, gli altri mettono più impegno. Non dobbiamo adagiarci. I mondiali sono stati una buona prova generale» .
Sogni d'oro?
«Spero che la stagione si apra bene. Il mondiale mi ha dato la tranquillità che cercavo. E a Londra vorrei tanti italiani a vederci, che l'Olimpiade trascini i ragazzini a far sport, e l'Italia regali sorrisi e medaglie».
E lei che farà?
«Spero di godermela, divertire, far bella figura anche con la squadra di fioretto e dispensare tante emozioni».
Magari da portabandiera? Sarebbe un problema?
«Non è un problema, ma un onore. Un riconoscimento alla carriera di un atleta o a quello che sta facendo e magari deve continuare a fare. Un valore aggiunto di cui qualunque atleta sarebbe fiero».
Anche la Pellegrini?
«Credo di sì. E' una soddisfazione per chiunque. Il Coni sceglierà in base ad una alternanza, ai messaggi che vuole lanciare, troverà la persona giusta».
Da Pechino ad oggi voi donne vi siete prese un bel po' di palcoscenico.
«Vero, le quote rosa sono aumentate, a livello di numeri e medaglie siamo andate alla pari».
Avete fatto pari negli ori (4), ora potreste sorpassare? «Sarebbe divertente. I maschietti, per raggiungerci, dovranno mettere la quinta o la sesta».
E la scherma è sempre un traino. L'albero del frutto non si inaridisce. Come mai?
«Rispondo con un detto che va di moda nella mia palestra di Jesi, città titolata nel mondo grazie alla scherma. Si dice: la scuola fa scuola, i campioni fanno campioni».
Semplice, ma non basta...
«Il nostro è uno dei pochi sport dove i campioni si allenano con i ragazzini, e questo aiuta a crescere. I campioni utilizzati come maestri, ecco il segreto. E la ruota gira».
La ruota gira, ma alle Olimpiadi ci saranno tante mamme-campionesse. Che dire?
«sarà bellissimo vedere i figli fare il tifo per la loro mamma. Quando ho mio marito e mio figlio in tribuna sono la persona più tranquilla. Abbiamo dimostrato che si può essere madri e vincere i mondiali dopo pochi mesi dal parto».
Come donna cosa chiederà a questo anno?
«La salute. Mi sono resa conto che la vita può passare avanti in un attimo».
Guardi un attimo indietro e regali un oscar a quattro campioni del 2011: italiani e stranieri.
«Fra gli italiani dico Aldo Montano, che tutti davano finito, in preda ai gossip, e invece ha vinto ancora un mondiale nella sciabola. Carolina Kostner tornata in alto con tenacia, senza mollare mai: una bella persona. Fra gli stranieri scelgo Yoan Blake, il giamaicano che ha vinto i mondiali nei 100 metri.

Bolt è grande, anche se lo hanno squalificato, ma qui è come dire che l'allievo ha superato il maestro. Infine fra le donne penso a Amantle Montsho, la ragazza del Botswana che ha vinto i 400 metri mondiali. Vien dall'Africa, ha fatto sventolare una bandiera mai sventolata. Una bella storia».

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