Non è solo sorprendente vedere che cosa succede quando una donna si mette «davanti» a uno specchio, è sorprendente anche assistere a cosa accade quando se ne sistema una manciata «attorno» a uno specchio. A quel complice, insidioso, perfido, adulante, rivelatore, «doppio» che inizia a viziarci e perseguitarci e mentirci fin troppo presto nella nostra vita. Quella superficie luccicante nella quale ci si lascia inevitabilmente cadere e attraverso la quale passa la consapevolezza (o, peggio, la non consapevolezza) di ciò che siamo. Vero comè che gli specchi dovrebbero riflettere un po prima di riflettere. Però è lì dentro che rimangono intrappolate un sacco di cose: dal primo sguardo che ci gettiamo quasi per caso e che poi lasciamo impigliato per lo stupore, quando scopriamo con sgomento e promessa che il nostro volto è «altro» rispetto a quello di nostra madre; allo sguardo lento e accurato con il quale lo supplichiamo di aiutarci a migliorare perché ormai abbiamo capito da tempo di essere «altro» e vorremo diventare anche il prossimo di qualcuno; allo sguardo apprensivo con cui cerchiamo di ritrovarci sotto ai lineamenti stravolti dal pianto e dal primo dolore; allo sguardo che lo specchio ha voluto rubarci il giorno in cui ha deciso di aprirci gli occhi, svelandoci che cosa succedeva alle nostre spalle, quando abbiamo intercettato quegli occhi traditori e vagabondi che si perdevano dietro a unimmagine ... che non era la nostra. E poi tutti gli altri sguardi della nostra vita: furenti, impacciati, delusi, gloriosi, vendicativi, dolcissimi. Ci sono pochi posti al mondo in cui accadono tante cose come dentro a uno specchio. «Se una donna si guarda allo specchio, può darsi che non sia tanto un segno di vanità, quanto di coraggio» diceva Mark Twain, chissà se maligno fino in fondo o magnanimo almeno un po.
E che cosa succeda quando una manciata di donne si ritrova attorno a quel magico, mefistofelico oggetto, lo dimostra magistralmente lesposizione straordinaria del celebre quadro di Tiziano custodito dal museo del Louvre e «in trasferta» a Milano (nella Sala Alessi di Palazzo Marino fino al 6 gennaio) grazie alla collaborazione tra Eni e il Comune.
Miriam Leone è la deliziosa, lieve, femminilissima cicerona di un viaggio dentro al capolavoro di Tiziano, Donna allo specchio, che offre lo spunto a tante, diversissime donne del nostro tempo di andare a zonzo per luniverso femmina. Perché è quando le donne sentono coraggio da femmine, il solo momento in cui riescono a essere unite: lattrice Vanessa Incontrada, la giornalista Costanza Calabrese, la restauratrice (e curatrice della Mostra) Valeria Merlini, la pittrice Serena Nono, la fortografa Cristina Pica, latleta Manuela Levorato, la giornalista Alda Vanzan, la critica cinematografica Mariarosa Mancuso, la videoblogger Daniela Balsamo, il direttore dorchestra Cinzia Pennesi, il chirurgo Ginevra Menghi, la manager Elena David, la giornalista-scrittrice Marina Terragni... Tutte diversissime e tutte idealmente riunite davanti al quadro di Tiziano su un video mandato in onda costantemente nella sala accanto a quella della Mostra. Tutte a slacciare i pensieri davanti a quei capelli fluenti, a quello sguardo diretto allo specchio, ma in realtà orientato chissà dove, a quelluomo adorante dietro alle spalle morbide delleroina di Tiziano. Tutte a concedere un po di loro parlando di lei. Della pittura, di Venezia, degli abiti, delle acconciature, dei maschi che sanno farti sentire viva, dei giudizi che riescono a rubarti qualcosa, del lavoro, di quellunico anello che brilla sul dito mignolo della protagonista di Tiziano (come una promessa che ha fatto solo a se stessa), e dello specchio, ovvio. Che le ha salutate prima di uno spettacolo, incoraggiate prima di un intervento, intenerite prima di una prova, consolate da una solitudine, divertite dopo una metamorfosi...
Ma mai, nessuna di queste moderne, agili, agguerrite lottatrici, eroine dellautonomia in ogni campo dellintelletto, avrebbe voluto, per un solo momento della propria vita, guardando in quella lastra inclemente, scoprirci la caricatura di un uomo. Troppo prezioso essere donne. Troppo preziosa la complicità di uno specchio. Se oggi, «malindaffarate» da tante cose ce lo fossimo dimenticate, Tiziano è qui (anche) per ricordarci questo. Per ricordarci il profumo della piega di un braccio morbido, lincanto di una ciocca di capelli sorretta da una mano pallida, il senso profondo di un vasetto di miracoloso unguento maliziosamente appoggiato sul mobile da toletta di una signora, lemblema di un anello solitario che stringe il dito sbagliato (che magari poi è quello giusto), il senso di vittoria che sa dare lo sguardo di uomo che sa di guardare una donna, e lappagamento di quello di una donna che sa come farsi guardare da un uomo: con il peso giusto, la distanza giusta, il mistero giusto, la venerazione esatta per riuscire a fargli promettere.
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