Laccusa è di «non rispettare gli impegni». La firma è quella dei Collettivi donne milanesi. Il destinatario è Filippo Penati. Attacco contro il presidente della Provincia che «non fa una figura proprio impeccabile» praticando «di fatto, un atto di discriminazione» nonostante sia alla guida di «una giunta che ha fatto della democrazia e della considerazione di tutte le componenti della società civile la propria bandiera». Parole come pietre scagliate dalle donne sul diessino colpevole, allultimo minuto, di aver fatto spostare in altra sede, diversa da Palazzo Isimbardi, un convegno sulle «vite lesbiche».
Ma facciamo un passo indietro. Liniziativa di due giorni - organizzata dal gruppo «soggettività lesbica» - piace talmente allassessore ai Diritti cittadini, Francesca Corso, che pubblicamente la definisce «operazione politicamente e ideologicamente e umanamente corretta». Alla valutazione, lassessore dei Comunisti italiani, fa seguire undicimila euro - ripartiti con la ds Arianna Censi che ha delega per le Politiche di genere - e, quindi, col patrocinio della Provincia: imprimatur alle quarantottore di dibattiti, aperitivi e serate danzanti sul «cocktail damore delle vite lesbiche». Adesione politica del centrosinistra che fa saltare i nervi alla Margherita: «È un modello, un modo di intendere i rapporti tra le persone che non coincide con la sensibilità diffusa, al di là dei diritti costituzionalmente garantiti a ogni cittadino di vivere liberamente nel quadro della democrazia e della tolleranza» osserva il presidente del consiglio provinciale, Vincenzo Ortolina. Annotazione che denuncia linopportunità politica della manifestazione e che il vicepresidente della giunta, Alberto Mattioli (Margherita), traduce richiamando allordine il suo presidente. Tentativo di riparare in extremis al sostegno concesso dallamministrazione provinciale senza aver prima dato vita a un confronto con tante anime della maggioranza: proprio come successo per il patrocinio offerto al gay pride milanese che, adesso, sta spaccando in due lamministrazione Penati, «polemiche evitabili se ci fosse stato un dialogo più serrato tra giunta e forze di maggioranza» chiosa Ortolina.
Segnali di un disagio crescente seguito a ruota dallaccusa di scarsa «sensibilità». Che, ora, viene pure fatta propria dalle associazioni lesbiche: «È triste assistere al teatrino tutto italiota de il patrocinio a questo sì, il patrocinio a questo no. Teatrino che ci fa capire come il nostro Paese sia ben lontano da certi contesti: in Spagna si legifera nel modo di cui si è ampiamente dibattuto, qui si ritratta unimpegno preso per lutilizzo della sala».
Disimpegno, quello di Penati, che, ancora una volta, fa a pugni con le parole dordine della sua campagna elettorale, «le donne non saranno più nellangolo», e con quel programma di governo dove, nero su bianco, lex sindaco di Sesto San Giovanni definiva «trasversale a ogni aspetto sociale il punto di vista della popolazione femminile» e, quindi, che «solo le donne possono rappresentare bene il loro punto di vista». Meglio se lontano da Palazzo Isimbardi, dove le donne non saspettano più «un atto di coraggio» dalla giunta di centrosinistra.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.