Sul fronte previdenziale il nodo da risolvere è quello legato alle cosiddette «pensioni di vecchiaia» (il vitalizio che viene riconosciuto con almeno 20 anni di contributi) per le donne. La soluzione avanzata dal governo è quella dellinnalzamento graduale delletà per lassegno di vecchiaia dagli attuali 60 ai 65 anni non a partire dal 2020 - come previsto in precedenza - né dal 2012 (come chiedeva via XX Settembre) ma dal 2015/2016. Servirà un mese in più nel 2015, due mesi nel 2016, tre mesi nel 2017, 4 nel 2018, cinque nel 2019 e sei nel 2020 e in ogni anno successivo, fino al 2026. Nel 2027 il percorso di avvicinamento ai 65 anni, per le donne nel settore privato, si completerà con un ulteriore scalino di tre mesi. Sono previsti interventi disincentivanti per le pensioni di anzianità, quella che si matura con almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età.
Nulla di fatto anche sullipotesi della pensione di anzianità a 62 anni - la cosiddetta «quota 97» come somma di età e contributi fino ad arrivare alla famosa quota «100» (64 anni di età e 25 di contributi con una finestra di un anno per i dipendenti, 65 e 35 per gli autonomi), che non andrà ancora in vigore.Si lavora sempre alla revisione dei criteri per lassegnazione delle pensioni di invalidità e reversibilità e un tetto al reddito per laccompagnamento.
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