Le donne saudite saltano un altro ostacolo Ecco la prima fantina

Il re Abdallah, succeduto al fratello Fahd la scorsa estate, dà impulso all’emancipazione femminile: ma resiste il tabù dell’automobile

Roberto Fabbri

L’automobile non può ancora guidarla, ma montare a cavallo le è magnanimemente concesso. E così anche dalla groppa di un purosangue una giovane donna saudita, Alia Hayel Aboutaiyh Al Howaite, può scrivere una piccola importante pagina nella freschissima storia dell’emancipazione femminile nel suo Paese, il più tradizionalista del mondo musulmano. Poco più che ventenne, è diventata la prima fantina saudita a competere in una gara internazionale.
L’esordio di Alia, una bella ragazza dagli occhi scurissimi, è stato lusinghiero e niente affatto comodo: si è piazzata al settimo posto a Dubai, negli Emirati Arabi, in una massacrante gara di resistenza lunga la bellezza di 120 chilometri. Considerato che i partecipanti, uomini e donne, erano novanta, il risultato è più che rispettabile. Ma non è esagerato dire che Alia avrebbe vinto anche se fosse arrivata ultima.
Incoraggiata dal padre e dal fratello - che in Arabia delle donne sono ancora di fatto i padroni, anche se pian piano le cose stanno cambiando - l’amazzone più famosa del regno saudita ha cominciato ad andare a cavallo all’età di cinque anni. Il suo evidente talento ha fatto sì che si accorgesse di lei il principe Al Waleed ibn Talal, nipote del defunto re Fahd ma soprattutto uomo d’affari miliardario, ricco al punto da occupare la quinta posizione nella classifica 2005 degli uomini più ricchi del pianeta compilata dalla rivista Forbes.
Il principe è un uomo di vedute illuminate, ed è noto tra l’altro per aver finanziato donne che primeggiano in vari campi. Figura simbolo di questo suo mecenatismo è Hanadi Hindi, la prima saudita ad aver ottenuto il brevetto di pilota d’aereo, che l’anno scorso ha assunto nella sua flotta privata.
Grazie ad Alia Al Howaite le donne saudite hanno per così dire superato un altro ostacolo sulla strada dell’uguaglianza con gli uomini, ma negli ultimi tempi - soprattutto dopo l’ascesa al trono, nello scorso agosto, del re Abdallah, fratello e successore di Fahd - altri traguardi erano già stati conseguiti. Due anni fa apparve in televisione, creando grande scandalo negli ambienti tradizionalisti, la prima annunciatrice donna del telegiornale. Dodici mesi dopo, un’accoppiata storica per la misogina Arabia Saudita: Lubna al-Olayan, donna d’affari, entrò per la prima volta nel consiglio di amministrazione di una banca, mentre la già citata Hanadi Hindi, a ventisei anni, diventò la prima donna abilitata a pilotare un aereo. Il mese scorso (e il Giornale ne diede conto) un’altra novità assoluta: due donne furono elette al comitato di vertice della Camera di commercio di Jeddah, la città cui fa capo il più dinamico distretto industriale del Paese.
Ma anche questo mese di dicembre ha fatto registrare “prime” importanti oltre a quella della fantina Alia. Nei giorni scorsi è stata annunciata la nomina di una donna saudita alla guida della banca «Gulf One Investment Bank». E ieri la prima rappresentante femminile, la trentottenne imprenditrice Nadia Bakhraji, ha fatto il suo ingresso nel consiglio dell’associazione degli ingegneri, che conta 500 membri di cui solo venti sono donne. Il risultato della signora Bakhraji, che è ingegnere civile e ha due figli adolescenti, è lusinghiero: c’erano 71 candidati per il rinnovo di dieci consiglieri, e lei è risultata eletta come quinta in graduatoria.
Le donne saudite, come si vede, stanno finalmente facendosi strada. Non a bordo di auto, però: quello rimane proibito. Gli imam motivano il divieto con spiegazioni che vanno dalla «accertata incapacità delle femmine in situazioni di pericolo» al dovere di garantire il rispetto che è loro dovuto: non sia mai che si ritrovino da sole con un meccanico o con un poliziotto, per esempio.

Ma il principe Sultan, uno dei candidati al trono (Abdallah ha ottant’anni) ha fatto sapere pochi giorni fa che il governo non si opporrà a concedere la patente anche alle donne «purché i loro padri, mariti e fratelli siano d’accordo». Musica nuova su uno spartito vecchissimo.

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