I clienti erano ricchi arabi, facoltosi imprenditori svizzeri, affermati manager e molti sportivi, soprattutto calciatori. Tutti in cerca delle escort che la brava Giovanna sapeva procurare in fretta e con discrezione. Al di là del termine inglese, stiamo però sempre parlando del solito vecchio sfruttamento o favoreggiamento della prostituzione. Accusa che ha fatto finire a San Vittore la disinvolta signora e ai domiciliari un paio dipendendenti del Principe di Savoia, ora non più in servizio, molto attivi nel cercare compagnia per ospiti soli.
L’indagine dei carabinieri era nata come costola di un inchiesta che aveva portato in ottobre alla chiusura dei night club Dolce Vita e Pussycat e all’arresto dei titolari, poi condannati ad aprile. I clienti che volevano appartarsi con le «ballerine» dovevano infatti pagare 500 euro di «mancato guadagno» alla direzione. Intercettando i vari protagonisti i militari hanno scoperto una ragazza che aveva contatti anche con due ex dipendenti del Principe di Savoia: Enzo Filippetti, 37 anni, bodyguard e M. G., 32 anni, concierge e misero sotto controllo anche i loro telefoni.
Scoprendo una chiamata a Giovanna Cervigni, 41 anni, ex modella ora titolare di una società di indossatrici e ragazze immagine, da impiegare in eventi, inaugurazioni, show room. «Ho qui un arabo, vorrebbe una ragazza con cui trascorrere la serata, puoi fare qualcosa Giovanna?». E dello stesso tenore erano altre conversazioni intercettate in cui anche Filippetti si preoccupava del totale comfort dell’ospite, contando sulla generosità delle ragazze, pronte ad allungare qualche sostanziosa mancia.
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