Un mercato sotterraneo e capillare, fiale e pillole smerciate sottobanco agli irriducibili del fitness, un traffico di anabolizzanti che alimenta il circuito del doping amatoriale. E la rete delle palestre che alimentano il fenomeno finisce nel mirino della Procura.
Una decina i centri di allenamento a Milano sotto osservazione. Realtà trasversali, che accomunano palestre «insospettabili» ad altre sale per body builders più esposte al rischio doping, che coinvolgono fornitori di anabolizzanti, personal trainer e gestori compiacenti. Uninchiesta - a cui stanno lavorando i Nuclei Antisofisticazione dei carabinieri - che ipotizza la violazione della legge sul doping e che nasce da unindagine parallela condotta dagli stessi Nas e dal pubblico ministero Sandro Raimondi. Uninchiesta che ieri ha portato allarresto di Gianluca Cassone, pluripregiudicato di 29 anni uscito dal carcere lagosto scorso grazie allindulto. Luomo è accusato di truffa aggravata, ricettazione, furto di ricettari medici e illecita commercializzazione di farmaci ad azione dopante. Altre quattro persone, tra cui un farmacista (che sulla base di false prescrizioni era stato in grado in una volta sola di consegnare medicinali per 21mila euro), sono invece indagate a piede libero. Tra gli acquirenti anche un quarantenne di Milano, già titolare di una palestra. Un altro elemento di conferma, questo, per il nuovo fascicolo che verrà aperto in Procura.
Uninchiesta nata due anni fa, dopo larresto di un «corriere» del doping fermato alluscita di una farmacia del centro. Di lì, i carabineri sono riusciti a risalire a Cassone, la «mente» del gruppo, e a interrompere un consistente traffico di farmaci a base di Gh, lormone della crescita. Medicinali di cui hanno fatto uso - spiegano gli investigatori - diverse centinaia di «sportivi». Con gravi rischi per la salute.
Dalle indagini è emerso che i farmaci venivano acquistati gratuitamente esibendo regolari ricette, truffando il Servizio sanitario nazionale, con un danno di 160mila euro. Cassone, grazie alla complicità di un medico, sottraeva i ricettari, li compilava falsificando le firme dei sanitari, inviava nelle farmacie i corrieri a cui venivano consegnati i farmaci ad effetto anabolizzante da immettere nel circuito clandestino. E alla fine scaricava pure i costi sulla sanità pubblica.
I Nas ora inizieranno a scandagliare il mondo del fitness (a partire da quella decina di centri già sotto osservazione), per individuare il percorso che, dai trafficanti, porta i medicinali nelle palestre attraverso preparatori atletici «disinvolti» e titolari disposti a chiudere un occhio pur di non perdere clienti, se non direttamente coinvolti nel ricco business del doping.
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