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Doppietta Ferrari in Bahrein Alonso e Massa emiri della F1

È il trionfo della sofferenza. La doppietta numero ottanta della Rossa, il ventiduesimo sigillo di Fernando Alonso primo al suo esordio sul Cavallino, il secondo posto di Felipe Massa al debutto in una nuova vita di uomo e pilota raccontano infatti storie di dolori incredibilmente superati. Come la sofferenza della Ferrari che ha preso sberle per un anno e ingoiato umiliazioni per tutto il 2009, o quella di Alonso che dopo tre stagioni di patimenti torna a vincere e a sorridere quando trionfa. Il che conta parecchio visto che nel 2007, quand’era alla McLaren, trionfava ma non sorrideva causa i dissidi con la squadra che appoggiava dichiaratamente il pupillo Hamilton. Quanto ai due successivi campionati, il suo personalissimo purgatorio in Renault è vicenda nota. Ma, soprattutto, il dolore e la sofferenza sconfitti sono quelli scolpiti sul volto di Felipe Massa che in quel fottuto sabato d’estate, a Budapest, era stato dato morto, cerebroleso, finito come uomo, certamente finito come pilota e invece... Invece «ringrazio Dio di essere qui» ha urlato ieri, «e ringrazio i tifosi e le loro lettere perché è anche merito loro se non ho mai mollato».

La doppietta Alonso-Massa nel mezzo del deserto racconta anche una storia diversa: quella che narra di tre team più forti degli altri (Ferrari, Red Bull e McLaren) e di cinque piloti con una marcia in più: il duo rampante, Hamilton terzo e velocissimo, Vettel quarto e sfortunato e, ovviamente, naturalmente, Sua Immensità motoristica Michael Schumacher. Il suo sesto posto dietro al compagno Rosberg vale molto. E capiremo presto perché.

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