Doppio «tamponamento» nei cieli: in Sardegna tutti salvi, in Grecia no

Collisione in volo tra un Phantom turco e un caccia ellenico: un ufficiale morto

Andrea Nativi

Sono sani e salvi, anche se ancora sotto choc, i due piloti dell’Aeronautica militare usciti indenni da una drammatica collisione in volo che ha coinvolto lunedì sera due caccia F-16 impegnati in un’esercitazione notturna al largo della Sardegna. È andata bene, i piloti, i capitani Pier Francesco Grassi e Fabio De Luca, sono riusciti ad eiettarsi in tempo e sono caduti in mare a circa cinque miglia da Capo Ferrato. Subito sono scattate le ricerche, il Beacon, la radio di segnalazione di emergenza, ha trasmesso il segnale guida che poi ha consentito all’equipaggio di un elicottero Ab-212 della squadriglia Sar, soccorso di Decimomannu di raggiungere e recuperare i due ufficiali con una spettacolare e difficile operazione che ha richiesto oltre un’ora e mezzo. I pilota sono ora ricoverati all’ospedale di Cagliari ed hanno riportato leggere contusioni.
Gli F-16, appartenenti al 37° Stormo di Trapani, prendevano parte alle esercitazioni Spring Flag-Volcanex, in corso fra Sicilia e Sardegna. Si tratta del principale evento di questo tipo organizzato dalla nostra Aeronautica, con la partecipazione di aerei, uomini e mezzi di molti Paesi alleati ed amici. La Commissione di inchiesta sta investigando sul caso, ma sembra evidente che l’incidente sia stato provocato da errore umano. Gli F-16 fanno parte di una serie di 34 aerei, 32 monoposto e due biposto, che l’Italia ha ottenuto in leasing, per sette anni, dal 2003 al 2010, dagli Stati Uniti. Questi aerei servono per «colmare il buco» nella difesa aerea in attesa dell’ingresso in servizio di un numero sufficiente dei nuovi caccia europei Typhoon.
L’Italia in passato aveva già perso un F-16 a causa di un’avaria elettrica. Ma le collisioni in volo non sono certo un’esclusiva italiana. Si tratta di eventi, fortunatamente rari, che si verificano sia nell’aviazione civile sia in quella militare.
Lo conferma l’incidente che proprio lunedì è avvenuto nei cielo dell’Egeo meridionale che ha visto protagonisti due aerei da combattimento, un caccia F-16 dell’Aeronautica greca ed un ricognitore Rf-4 di quella turca. Purtroppo però in questo caso l’epilogo è stato tragico. Sembra che l’aereo turco stesse conducendo un «normale» volo di addestramento, nello spazio aereo internazionale, secondo Ankara, all’interno dello spazio aereo greco, secondo Atene, a circa una ventina di miglia ad est dell’isola di Karpathos, nel Dodecanneso. Dato che la Turchia riconosce uno spazio aereo di 6 miglia, ma la Grecia ne rivendica uno di 10 miglia, la missione era evidentemente una delle abituali e pericolose provocazioni che i due turbolenti vicini continuano a scambiarsi. Il comando dell’aviazione greca ha subito fatto decollare su allarme i caccia F-16, che hanno intercettato il Phantom turco. Ne è seguito una specie di duello «in bianco», anche se i contendenti erano armati con missili reali. La sequenza di aggressione evoluzione ha portato alla collisione. Il corpo di uno degli ufficiali turchi non è mai stato ritrovato.
Incidenti di questo tipo erano all’ordine del giorno ai tempi della Guerra Fredda. Ma anche oggi nei cieli di ogni parte del mondo si giocano mortali partite a rimpiattino.

In addestramento poi le cose non sono così diverse, anche se sono previste severe norme di sicurezza per scongiurare incidenti. Ma se i limiti sono troppo stretti, l’addestramento non è realistico, non serve. Un vecchio detto recita: «Più si suda in pace, meno si sanguina in guerra».

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