Doria? Non è una caricatura Ma contro di lui si può vincere

(...) Sergio Castellaneta sfiorò la vittoria contro Beppe Pericu andò proprio in questo modo. E ci sono casi nella storia recente delle comunali in cui il candidato che partiva in vantaggio di 20-25 punti, ma che non era riuscito a superare il 50 per cento al primo turno, perse poi al ballottaggio, avendo già fatto il pieno quindici giorni prima.
Ecco, se non si capisce questo, non si capisce nulla delle amministrative. Ma è surreale che l’unico che ci mette la faccia sia uno spezzino come Gino Morgillo, che a casa sua le primarie le ha fatte, capendo che se ti fanno schifo gli elettori, poi tu fai schifo agli elettori. Ci torneremo.
Da parte nostra, proviamo a offrire qualche spunto di riflessione per affrontare le elezioni, a partire da qualcosa da rubacchiare a Marco Doria. Che non è moltissimo, visto che il prof è distantissimo da noi come idee, ma una cosa giusta l’ha fatta, ed è stata ascoltare le persone. Prima, in una campagna «porta a porta», nelle case, per gruppi di quindici-venti persone alla volta che, a loro volta, si sono fatti quasi «missionari» del verbo arancione, coinvolgendo amici ed amici degli amici, fino a farlo vincere.
Il tutto, prendendo alcuni accorgimenti che mi sembrano fondamentali, a partire dall’importanza di non fare di Marco Doria una caricatura. Dire che è un «komunista» e presentarlo come un trinariciuto che metterà una moschea per quartiere e un centro sociale ad ogni angolo è il miglior modo di sottovalutarlo. Perchè Doria ha anche una capacità di sfondare in mondi diversi da quelli lì e quindi, ribadisco, non occorre farne una figurina del presepe dei cattivi.
Poi occorre insistere su un punto fondamentale: il fatto che si siano scelte le primarie e che Marta Vincenzi le abbia perse è un doppio fallimento non tanto e non solo per Marta, ma per tutta la sua coalizione. E quindi la campagna elettorale deve essere all’insegna di una parola d’ordine e di una domanda: «Ma se avete governato bene, perchè avete cacciato il sindaco che voleva fare il bis?».
Credo che sia la domanda della vita, insieme alla frase postata dal sindaco di Firenze Matteo Renzi sulla sua pagina Facebook: «Può accadere che il candidato del Pd perda la sfida delle primarie, come a Genova. La colpa, però, non va data alle primarie, ma al candidato del Pd. Anzichè pensare di cambiare le primarie, la prossima volta cambiamo candidato».
Insomma, ribadisco, stavolta possiamo farcela. Ma occorre uscire dagli schemi dei soliti noti e guardare fuori. Apprezzando anche i segnali che lanciano imprenditori finora ai margini del ring. Penso, ad esempio, alla disponibilità all’impegno di facce nuove come Walter Pilloni, un signore che tutti prendevano per pazzo quando andava in giro a sponsorizzare i suoi motorini elettrici, e oggi è numero uno in Italia nella produzione di motorini elettrici, senza l’aiuto di nessuna istituzione. E anche con la «pazza idea» di portare interamente la produzione dalla Cina a Sestri Ponente. Il che non vuol dire che sarà Pilloni il candidato sindaco del centrodestra, ma vuol dire che non bisogna fossilizzarsi sempre sugli stessi nomi.
Fra l’altro, per fare i conti sui candidati alla poltrona di primo cittadino, occorre ragionare sul fatto che i voti assoluti presi da Doria sono stati 11.499, che non sono uno sproposito, ma sono tantissimi se confrontati con quelli delle sue antagoniste. Quindi, il «porta a porta» ha funzionato benissimo, così come funziona sempre quando c’è da prendere le preferenze: lo stesso metodo, utilizzato dal capogruppo del Pdl in Regione Matteo Rosso, gli ha fruttato il primo posto nelle preferenze nella circoscrizione genovese. Perchè ascoltare le persone vere e in carne ed ossa, incontrare cittadini, stringere mani, dialogare con gli elettori, è meglio di qualsiasi social network, di qualsiasi cinguettio su Twitter e di qualsiasi strumento della vecchia politica.
E qui lasciatemi aprire una parentesi e parlare un po’ di noi. Gli incontri sull’«operazione verità» sul governo e sullo stato di salute dei moderati liguri, che avrebbero dovuto iniziare ad Alassio nei giorni del grande gelo e della nevicata, ovviamente non sono dimenticati. Anzi, vi confermo che ne faremo uno per ogni provincia, con la grande conclusione a Genova. I compagni di strada, saranno come sempre lo stesso Rosso, Gianni Plinio e Marco Melgrati, ma i protagonisti sarete voi, in prima persona. Perchè il titolo sarà «La parola ai cittadini», perfetto per un popolo a cui spesso viene chiesto soltanto di essere claque per i torrenziali interventi di qualche politico, ma che troppo spesso non ha parola.
Invece, noi ribaltiamo il tavolo, come spesso piace fare a Berlusconi. E portiamo dall’altro lato del tavolo proprio voi: cioè noi ascolteremo, ma i protagonisti assoluti degli incontri sarete voi, il popolo dei moderati e la famiglia del Giornale. Si parte venerdì prossimo 24 febbraio, alle 18, nella sala della biblioteca comunale di Alassio, che è straordinaria anche come location, visto che è proprio sul mare, in una delle riviere più belle del mondo.
Partendo dalla base, non dall’altezza o dall’altezzosità. Con un’ultima istruzione per l’uso: freghiamocene dei sondaggi, che fino ad oggi hanno dato Musso in netto vantaggio nel centrodestra. Vero e facilissimo da spiegare: in mancanza di un candidato ufficiale dei moderati, quello che è già in pista e di cui magari molti non conoscono nemmeno le peregrinazioni politiche, fa il pieno.
Ma i sondaggi sono gli stessi che dicevano che la vittoria alle primarie era una partita a due fra Marta e Roberta.

Si è visto com’è andata a finire.
Modestamente, io che non avevo quei sondaggi, ma cammino per strada e viaggio in autobus e in treno, ho scommesso su Doria con molti amici. A furia di riscuotere caffè, non dormo da tre giorni.
(3-fine)

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