«Dormo con la fiaccola accesa»

Camera, dal Giro d’Italia agli agguati ai tedofori: «Ci hanno tirato anche biglie di ferro. Ma il giorno più lungo è oggi in Val di Susa»

Pier Augusto Stagi

Dorme tutte le sere con sei lanterne in camera, e non conosce più il colore del buio. «Dormo cinque ore per notte, e neanche bene. Spesso mi sveglio di soprassalto: la tensione è tanta, e ogni giorno è una battaglia. I no global contro la Coca Cola, sponsor dei Giochi Olimpici fino al 2022, sono il pretesto per rendere il viaggio della fiamma olimpica non una festa ma una parata militare». Giorgio Camera, 62 anni milanese, è da 26 anni il responsabile dei percorsi del Giro d'Italia. Per questo l'hanno contattato nel luglio del 2004 per disegnare il percorso della fiaccola Olimpica di Torino 2006. Ha cominciato a lavorare a settembre; è partito per Atene il 4 dicembre scorso. Dall'8 mattina, quando Stefano Baldini è partito dal Quirinale, è in giro per l'Italia tra applausi, feste di piazza e no global. «Il mio lavoro è quello di tenere costantemente monitorati i rapporti con le Questure e le Prefetture, oltre a coordinare la sicurezza della fiamma e delle sei lanterne olimpiche: quelle che portano il sacro fuoco di Olimpia, e che mai si devono spegnere, e mai lasciare incustodite - racconta Camera -. Di notte sono nella mia camera, di giorno sul motorhome con me, l'autista, il medico e quattro runner che svolgono anche funzioni di security. Un giorno quattro runner corrono a fianco dei tedofori e il giorno successivo stanno sul caravan a tenere sott'occhio le lanterne». Otto ragazzi preparatissimi, tutti atleti, che percorrono un giorno sì e uno no circa cinquanta chilometri al giorno. Quando arriveranno a Torino, ognuno dei magnifici otto (Sergio Conchione, Ivan Lucarelli, Stefano Esposito, Andrea Colombo, Lucio Concordua, Lorenzo Tosti, Antonello Tavoletta, Massimo Ciardi) avranno percorso qualcosa come 1.600 chilometri. Diecimila saranno invece quelli che avrà percorso l'intera carovana, composta da 120 persone. «A Trento hanno tentato persino di rubarcela, la fiaccola - spiega Camera -. Quattro no global sono stati fermati, identificati, processati e semplicemente multati. Ma ogni giorno, c'è sempre qualcuno che cerca di renderci la vita difficile. Doveva essere semplicemente una festa, e difatti la festa c'è. Ma non mancano neppure gli scalmanati, quel gruppetto di dieci irriducibili che ne fanno di tutti i colori. I momenti più difficili? In Liguria, Toscana e Trentino. A Empoli, Siena, Pisa e Livorno i momenti più delicati: lì l'abbiamo proprio vista brutta. Da poco si era giocata Livorno-Lazio e Di Canio era salito agli onori delle cronache per aver fatto il saluto romano: apriti cielo! A Livorno si sono scagliati contro la Coca Cola e contro Paolo Di Canio che qualche giorno prima era stato uno dei tedofori. Sono arrivati anche a tirarci delle biglie di ferro: una guerriglia in piena regola. E a Milano? Grandissima festa, soprattutto in via Montenapoleone. Ma nella zona di San Siro abbiamo anche lì avuto qualche problema. Ci avevano tirato un tranello bloccandoci la strada con delle grosse catene alle quali avevano applicato dei grossi chiodi: impossibile passare. Fondamentale è stato l'intevento della Digos, che con grande discrezione è riuscita a sistemare tutto, ma la grande preoccupazione adesso è per domani.

Arriviamo in Val di Susa e ci sta aspettando da settimane il popolo dei No Tav. Sarà dura, fino alla fine». Ma crede che questo clima ostile possa poi trasferirsi anche sulle strade del Giro d'Italia? «Spero di no. Lì la Coca Cola non c'è, ma il popolo dei No tav sì. Speriamo bene».

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