In una graziosa costruzione subito fuori dal perimetro dell'ospedale abitava una dottoressa di circa 25 anni, appena laureata e che svolgeva il suo tirocinio presso l'ospedale. Marie era l'unico medico dell'ospedale ma era ancora inesperta. Era contenta della nostra presenza ma non familiarizzava molto con noi: la presenza di altri medici nell'ospedale le dava la possibilità di passare un po' più tempo a casa dove viveva con la madre e 2 bambine di 5 e 7 anni.
Marie, venuta dalla città, viveva piuttosto agiatamente con lo stipendio statale. Le sue figlie, sempre ben vestite e piuttosto cicciottelle, potevano permettersi la scuola, alcuni giocattoli e dolciumi vari. Giravano spesso per l'ospedale e giocavano con i dodici bambini «adottati» dalle suore: bambini con problemi di salute provenienti dal vicino orfanotrofio. I dodici orfanelli giravano spesso per l'ospedale e le loro faccette sorridenti, nonostante tutto, spuntavano qua e là in ogni momento della giornata, sempre con la voglia di ridere e giocare, propria di tutti i bambini.
Ma bastava uno sguardo un po' severo o una parola detta con un tono diverso che subito si ritiravano al loro posto. Ricordo che il capo riconosciuto dal gruppo era Laurence, di 7 anni ma alto come se ne avesse avuti 3, dalla forte personalità: divideva con i compagni ogni giocattolo e consolava i più piccoli se piangevano. Un giorno le due figlie di Marie si misero a mangiare un intero pacchetto di biscotti al cioccolato accanto ai 12 bimbi che erano seduti nel prato a giocare. Non avevano la minima intenzione di dividere la leccornia con gli altri. Una delle suore invano le sgridò, cercando di obbligarle ad offrire i dolci anche agli altri. Ad un certo punto la più piccola delle due, ormai sazia, abbandonò sul prato il pacchetto di biscotti, ormai quasi terminato.
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