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Dov’è il telefonino? Perduto nell’Italia degli oggetti smarriti

Un mondo di oggetti smarriti. Sono scivolati via senza far rumore da case, scrivanie, armadi, borse, cassetti, tasche, mani distratte. Si perdono così: per la strada, sul treno, alla fermata dell’autobus, sul taxi, in una stanza d’albergo.
Si perdono, ma poi si ritrovano, tutti insieme, fra gli scaffali. Nelle città ci sono addetti comunali che li raccolgono in uno stanzone, li registrano per non perderli un’altra volta, li stivano in attesa del proprietario. Aspettano un anno, poi addio. Quel che è perso è perso, e non si ritroverà più. Andrà all’asta. Roma, ad esempio, ha un Ufficio oggetti smarriti che ha 20mila nuovi ospiti ogni anno: oggetti e documenti. Tre quarti arrivano dalla Stazione Termini.
Il portafoglio è un classico: sguscia dalla giacca o dalla borsetta e finisce sul marciapiede, nell’interstizio fra il sedile e la parete dell’autobus, sul pavimento del treno. Qualcuno lo vede, si tiene i soldi, ma restituisce il resto, cioè carta d’identità, patente e codice fiscale. Che finiscono nello stanzone, insieme al catalogo dei compagni quotidiani, quelli che ci portiamo sempre appresso ma a cui non badiamo abbastanza: e loro ne approfittano, non aspettano che una minima distrazione per riprendersi la libertà. Non sanno che, anche all’aria aperta, avranno vita breve: che qualcuno passerà, adocchierà il loro nascondiglio e li riacciufferà.
Sono cappelli, mazzi di chiavi, ombrelli (mignon e da passeggio), occhiali da sole e da lettura, borsellini, orologi, orecchini, anelli, biglietti, ma anche zaini, valigie, borsette, persino computer portatili e palmari. Sono soprattutto cellulari: gli italiani non vivono senza, ma lasciano il telefonino dappertutto. Uno su dieci non torna più nelle mani del suo proprietario. Soprattutto se lui o lei gira spesso in taxi, luogo di smarrimento assoluto. Le stime dicono che, ogni anno, negli aeroporti americani 250mila cellulari e computer rimangano orfani: soltanto uno su quattro sarà ritrovato. I conti tornano anche all’Ufficio oggetti smarriti della capitale: soltanto il 35 per cento dei distratti torna a cercare ciò che ha perduto, il resto degli oggetti rimane in attesa senza speranza. Stanno lì: il vecchio Invicta sbrecciato e lo zainetto all’ultima moda, l’anello luccicante di pietre e la fedina un po’ opaca, l’orologio con Topolino e quello dei diciott’anni, la sciarpa e il berretto, i guanti in pelle e il blackberry nuovo di zecca. Sono in compagnia, come quando aspettavano, nei negozi, che qualcuno li comprasse. Però ormai sanno anche che cosa sia vivere con qualcuno, conoscono la nostalgia. E, quando nessuno viene a reclamarlo, l’anello prezioso ci rimane male.

Si chiede perché lui no, e invece quella fedina opaca sì, abbia avuto tanta più fortuna, e sia venuta quella ragazza a cercarla con gli occhi gonfi che poi hanno brillato quando l’ha vista, lì, che fremeva di tornare al suo anulare.

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