da Roma
Attenti alle facili demagogie. Lavvertimento arriva da Tim Adams, già sottosegretario al Tesoro americano con deleghe per gli affari internazionali. Visto dagli Stati Uniti, infatti, il dibattito tutto europeo sullaccelerazione o meno del processo di riforme strutturali, appare piuttosto sterile. «In un mondo che cresce ininterrottamente da cinque anni, con tassi di sviluppo mai visti in epoca recente; addirittura con lAfrica che ha un Pil interno in salita dell8% anno, discutere se procedere o meno con lAgenda di Lisbona rischia di diventare dannoso».
Eppure è quel che succede in Italia e in Francia. Lattuale Cancelliere dello Scacchiere, Alistair Darling, ritiene che sia in corso una battaglia ideologica fra chi vuole che il processo di Lisbona vada avanti, e chi lo vorrebbe fermare.
«Si tratta di dibattiti e di argomenti che affido ai politici. È loro la responsabilità di portare la propria nazione dove vogliono. Ritengo, però, che con lAgenda di Lisbona lEuropa dava risposte alle domande di produttività, unica soluzione in grado di contrastare la concorrenza che arriva dallAsia. Vuoi per tasso demografico, vuoi per la moderazione salariale, vuoi per la produttività di tutta lAsia, quella è una zona del mondo destinata a condizionare le economie occidentali. Se lEuropa, ma anche gli Stati Uniti, non rispondono alla sfida con un aumento di produttività, rischiano di perdere la battaglia».
LAgenda di Lisbona suggeriva riforme strutturali, dal mercato del lavoro alle pensioni, al fisco, che sembrano segnare, almeno in Italia, una battuta darresto. Riforme che avrebbero dovuto liberare risorse per la crescita e, quindi, favorire anche un percorso di riduzione del deficit...
«Credo che la crescita debba restare la stella polare di ogni uomo politico. In Francia pensano di favorirla attraverso un forte abbattimento fiscale. Il vostro Paese ha dato risultati di stabilità politica inimmaginabili fino a poco tempo fa. Il problema è rappresentato dai cicli elettorali e dalle demagogie in cui talvolta cadono gli uomini politici di ogni latitudine. Assecondarle, favorirle, incentivarle può rappresentare una scorciatoia, ma si perde la sfida della globalizzazione. Per questo, ritengo che ogni Paese abbia i suoi tempi di reazione di fronte alle riforme: cè chi le introduce prima e chi dopo. Ma interrompere un processo, quale quello indicato con lAgenda di Lisbona, ritengo sia demagogico».
Il Financial Times, versione tedesca, annuncia che Tommaso Padoa-Schioppa potrebbe andare al posto di Rodrigo Rato al Fondo monetario. Crede che unoperazione del genere sia possibile dopo le critiche dellFmi sul Dpef?
«Voi italiani dovreste essere orgogliosi per quante personalità avete a disposizione per il Fondo monetario. Cè Padoa-Schioppa, ma non solo lui.
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