T ra le monoposto edizione 2006 finora presentate, la nuova Ferrari appare la meglio risolta, aerodinamicamente, nella parte posteriore-centrale. Quasi una vendetta contro una Fia-Tv odiosamente ostile alla libertà di disegno e al progresso in Formula 1, con i suoi due manifesti pubblicitari: il triangolo rettangolo, con cateti di 375 e di 1.000 mm, per la cofanatura, e gli schermi del gruppo posteriore, di 600 per 500 mm, per ali di soli 350 mm di corda. E poi la gente lamenta che le macchine sono tutte uguali...
Dia questa spiegazione, l'insopportabile Fia-Tv: perché non ha armonizzato le dimensioni alle nuove coercizioni di motore? Giusta la riduzione della cilindrata, da 3.000 a 2.400 cm³, secondo una decennale istanza. Inaccettabili le nuove limitazioni, mai viste in cento anni (1906-2006) di regolamenti da «grand prix». E la domanda retorica è questa: dal V10 al V8, a parità di alesaggio e di interasse dei cilindri, esiste o non esiste una diminuzione della lunghezza del propulsore? Allora, perché non correggere anche la misura obbligata (dall'asse-ruote posteriore) di 1.330 mm, in modo da consentire la ricerca di forme aerodinamiche e di soluzioni strutturali migliori, visto che anche il serbatoio è più piccolo? La speranza è che, entro regole da Irl, con strette fiancate (radiatori a 3,75 bar), con scarichi radenti, con trasmissione e sospensioni posteriori affinate e con ottimo spettro aerodinamico, le innovazioni della 248F1 possano essere subito vincenti.
Alla fine, una doppia nemesi storica potrebbe scatenarsi. Prima: pur con un V8 da formula promozionale, sarebbe divertente se la Ferrari, con la sua grande scuola, desse una spolverata a tutti.
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