Dpef, sgambetto di Rifondazione mette a rischio i fondi alla Difesa

Centrosinistra spiazzato, oggi si rivota. Guzzanti (Fi): «È la riprova che a Palazzo Madama la maggioranza è solo virtuale»

da Roma

Non c’è solo l’Afghanistan nella battaglia che gli antimilitaristi dell’Unione stanno ingaggiando con la maggioranza. Ieri, mentre l’attenzione di tutti era concentrata sul decreto di rifinanziamento della missione di pace e sulla ricerca di un compromesso per farlo votare da tutto il centrosinistra, alla commissione Difesa del Senato un esponente di Rifondazione comunista ha preso di mira il Dpef, il documento di programmazione economica e finanziaria che vincola le scelte del governo per i prossimi cinque anni e che prevede, tra le altre cose, un taglio delle risorse per il settore.
In discussione c’era il parere della commissione sul Dpef steso dal relatore ulivista Gianni Nieddu, nel quale si giustificano i tagli, ma si garantisce che con la prossima finanziaria i fondi per la Difesa saranno ripristinati. Ed è stato proprio l’emendamento salva-stanziamenti a far scattare il dissenso di Fosco Giannini, senatore di Rifondazione comunista ed esponente del gruppo di dissidenti che ha già fatto vacillare la maggioranza chiedendo il ritiro dei militari italiani da tutte le missioni all’estero.
Giannini si è astenuto. E al Senato astenersi equivale a votare contro. I cinque sì totalizzati dall’Unione (quattro quelli del centrodestra) non sono quindi bastati a far passare la modifica. A complicare il tutto è stato anche il fatto che la commissione era semivuota a causa della concomitanza del voto con l'audizione del segretario generale dell'Onu Kofi Annan.
L’episodio è stato subito interpretato come una tappa del braccio di ferro tra i pacifisti della sinistra e il governo. Magari una tattica per tenere alta la tensione in un momento cruciale per decidere con quale maggioranza parlamentare passerà il rifinanziamento della missione afghana. Ma Rifondazione comunista - partito ultimamente meno intransigente rispetto ai «cugini» del Pdci e ai Verdi - è corsa subito ai ripari condannando le «speculazioni destituite di ogni fondamento». Il Prc, inoltre, condivide il no di Giannini all’emendamento «discutibile» che mira a ripristinare gli stanziamenti per la Difesa. Però ha annunciato che nella riunione della commissione che si terrà stamattina «tutti i senatori del Prc in commissione difesa voteranno a favore dei tagli fissati dal Dpef».
Gli echi dell’incidente in commissione Difesa (il secondo, dopo quello che ha portato alla presidenza il dipietrista Sergio De Gregorio invece di Lidia Menapace di Rifondazione comunista) non si sono comunque spenti con le rassicurazioni del partito di Fausto Bertinotti e e Franco Giordano. Pesa la coincidenza con la vicenda dell’Afghanistan. Due prove difficili per la politica estera del governo che, secondo Pasquale Giuliano di Forza Italia, dimostra che «questo governo non può reggere.

Basta un nonnulla, come un’astensione, per farlo andare sotto su un documento importante come il Dpef, sia pure su un parere consultivo». D’accordo un altro senatore azzurro, Paolo Guzzanti: «Questo dimostra, ancora una volta, che la maggioranza in Senato è solo virtuale».

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