Dpef, il vertice Formigoni-Prodi finisce con un «foglio bianco»

«Si sono presentati con un foglio bianco» commenta Roberto Formigoni appena uscito da Palazzo Chigi per il confronto tra Regioni e governo sul Dpef. Il premier Romano Prodi e i ministri Tommaso Padoa-Schioppa e Linda Lanzillotta hanno mostrato «buone intenzioni» ma la tenuta instabile dell’esecutivo non lascia grandi spazi all’ottimismo. «Alla fine il governo presenterà un documento di programmazione economica e finanziaria all’insaputa delle Regioni e questo dopo che da un anno si discute di compartecipazione delle responsabilità» osserva il governatore, in sintonia anche con altri presidenti di Regioni rosse, come il toscano Claudio Martini. La richiesta a Prodi è anche di consentire alle Regioni di investire in sviluppo: «Ho sottolineato che le spese per le infrastrutture dovranno essere tolte dal patto di stabilità. Questo perché c’è un fondo per i trasporti che non viene finanziato da diversi anni e perché le infrastrutture sono un elemento essenziale».
Dal governo, comunque, niente numeri né impegni precisi. Così, in attesa che lo Stato batta un colpo, la Regione Lombardia ha comunicato alle parti sociali di voler presentare un Dpef regionale senza la parte economico-finanziaria. In sostanza non saranno messe nero su bianco le cifre destinate alla spesa corrente, alle spese per investimento, alle risorse per lo sviluppo. Un modo di mettere in mora il governo sui trasferimenti. In ballo c’è la richiesta, ribadita ieri a Prodi dal presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, di andare avanti subito con l’autonomia fiscale: «Chiediamo di anticipare tutto il possibile, anche prima che entrino in vigore le nuove norme del federalismo fiscale, dall’erogazione di cassa al riconoscimento più rapido delle addizionali messe da Regioni e Comuni».
La fiducia che il federalismo fiscale arrivi davvero non è alta. «Sarà approvato in consiglio dei ministri giovedì se non ci saranno azioni di disturbo» ha detto Padoa-Schioppa, alludendo alle perplessità che serpeggiano a sinistra. Formigoni aggiunge la preoccupazione che si vada avanti senza saldare i conti pregressi e cioè quelli delle leggi Bassanini: «Ormai le leggi Bassanini hanno compiuto dieci anni. Eppure alle Regioni sono state trasferite le competenze ma non i finanziamenti. Per dirla con chiarezza, ci hanno girato solo le rogne. Per questo, prima di andare avanti con il federalismo fiscale, chiediamo allo Stato di onorare il debito».
C’è poi il capitolo sui costi della politica.

Le Regioni hanno chiesto (e almeno a parole ottenuto) l’istituzione di una commissione di indagine mista Stato-autonomie per indagare sulla spesa pubblica. Formigoni ostenta sicurezza: «Sarà chiaro chi è virtuoso e chi no. la polemica sui costi della politica non può cadere a pioggia su tutti e su tutto».

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