da Milano
Titoli bancari sugli scudi ieri, dopo l'invito del governatore alle grandi banche per crescere ulteriormente . Le considerazioni finali pronunciate da Mario Draghi sono state lette infatti come un'apertura al nuovo risiko, la cui partenza viene ritenuta dal mercato ancora più imminente. È andata bene Capitalia, quindi, +1,52% a 6,56 euro), da tempo ritenuta candidato ideale per una integrazione. E Intesa, che il mercato indica fra i potenziali partner, è salita dello 0,89% a 4,55 euro. In frenata invece Popolare di Milano (-0,10% a 9,76 euro) e Popolare di Intra (-1,08% a 13,29 euro).
Si sono messe in luce anche le altre maggiori banche potenziali protagoniste nel nuovo riassetto: Mps ha guadagnato l'1,58% a 4,63 euro, Popolare di Verona e Novara il 2,24% a 21,87 euro; più contenuto il rialzo di Sanpaolo Imi (+0,40% a 14,02 euro) e Unicredit (+0,37% a 5,96 euro). Segno più, ancora, per la Popolare Italiana (+0,53% a 7,74), anche se in questo caso a giocare il ruolo guida è stato il collocamento della quota Rcs, già di Ricucci. E sono arrivati anche i commenti dei numeri uno delle principali banche italiane. Per l'ad di Banca Intesa, Corrado Passera, il cambio di metodo annunciato dal governatore Draghi sulle opa bancarie, ovvero l'abolizione dell'obbligo di informare Bankitalia preventivamente, «sembra una cosa piccola ma è una cosa molto grossa». Passera ha sottolineato i commenti «molto positivi» sulla relazione di Draghi perché - spiega - è stata una relazione in cui è risultato chiaro che l'obiettivo del Paese è la crescita e che tutti, imprese, banche, pubblica amministrazione, devono contribuire a questa finalità».
«In questo momento - dichiara l'ad di Unicredit, Alessandro Profumo, al Messaggero - facciamo gli spettatori in panchina. Ovviamente seguiamo con attenzione la partita e cerchiamo di capire se qualcuno si muove oppure no, perché se qualcuno si dovesse muovere, siamo pronti». E a proposito della recente acquisizione di Hvb in Germania, Profumo sottolinea che se fossero trascorsi «altri sei mesi non ce l'avremmo fatta» perchè «le resistenze sarebbero diventate forti».
Quanto a Mediobanca, il banchiere la definisce «un condominio difficile da cambiare.
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