Draghi: «Italia fuori dalla crisi, ma restano i problemi»

«L’Italia, non corresponsabile della crisi economica, ha pagato un prezzo alto di riduzione del reddito e dell’occupazione; e ora ne esce con i suoi problemi strutturali ancora da risolvere». A Torino, il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, fa i conti di quanta crescita servirà al Paese per far calare il debito pubblico al passo richiesto dalle nuove regole europee; e chiede alla politica di creare le condizioni perchè l’economia possa svilupparsi al massimo.
I conti della Banca d’Italia, resi pubblici da Draghi, sono questi: all’Italia serve una crescita economica intorno al 2% e un calo del deficit dello 0,5% del Pil per anno per rispettare il nuovo obiettivo Ue di riduzione di cinque punti del debito pubblico, secondo i criteri del patto di stabilità aggiornato. «Se la crescita approssima il 2% l’anno - spiega il governatore - la regola sul debito risulta soddisfatta se è rispettata quella relativa al pareggio di bilancio», cioè la riduzione annua dello 0,5% del deficit. Se invece «continueremo a crescere al ritmo dell’1% - rileva - impiegheremo cinque anni per tornare ai livelli pre-crisi».
La chiave di volta è, dunque, la crescita economica, ancora molto lontana dall’obiettivo delineato da Draghi. Per questo motivo il governatore si appella alle forze sociali e politiche: l’Italia, dice, deve ritrovare la capacità di sviluppo messa in campo alla fine dell’Ottocento e dopo la Seconda guerra mondiale «per sciogliere i nodi che stringono le nostre prospettive di crescita». Allo stesso tempo, aggiunge, «la politica economica deve saper creare quell’ambiente istituzionale in cui la capacità dell’economia di svilupparsi possa dispiegarsi appieno». E nonostante le inevitabili tensioni tra Stati e tra questi e le istituzioni di Bruxelles, secondo Draghi resta essenziale l’ancoraggio del’Italia all’Europa, «condizione essenziale per progredire».
Nel suo intervento torinese Draghi fa inoltre capire con chiarezza che sono in arrivo altri aumenti dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea. «In tutto il mondo - osserva - si delinea chiaramente la necessità di far cessare il sostegno straordinario fornito nell’ultimo triennio alle economie dai bilanci pubblici e dalle politiche monetarie».

Nella zona euro si stanno valutando tempi e modi del rientro dall’impostazione «eccezionalmente espansiva» della politica monetaria, che rimane «molto accomodante» anche dopo il rialzo dei tassi deciso la settimana scorsa dalla Bce. I mercati, aggiunge il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Andrea Beltratti, attendono altri due rialzi entro l’anno.
GBB

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