Draghi: «Il Pil nel 2010 tornerà a crescere»

RomaLa ripresa in Italia c’è: è un po’ timida, ma nel 2010 sarà riflessa anche dagli indicatori macroeconomici. È quanto hanno testimoniato ieri il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, e il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini.
Il numero uno di via Nazionale, parlando in occasione del conferimento della laurea honoris causa in scienze statistiche all’università di Padova, ha rivelato che il Pil acquisito per il prossimo anno, sulla base della crescita registrata finora dall’economia italiana, è di +0,4 per cento. Il direttore dell’associazione delle banche italiane, invece, ha anticipato alcuni contenuti del Financial outlook rivelando che il prodotto interno lordo dovrebbe calare del 4,8% quest’anno, per segnare un +0,6% nel 2010 e un +1,6% nel 2011.
Il governatore di Bankitalia ha sottolineato che «il recupero dell’economia prosegue anche nel quarto trimestre anche se a un ritmo più contenuto rispetto al primo» specificando che in Italia, così come a livello globale, «la ripresa è largamente debitrice del sostegno pubblico».
Secondo Mario Draghi tre fattori sono alla base dell’inversione del trend. In primo luogo, il ritorno alla crescita (+0,6%) nel terzo trimestre del 2009 dopo cinque cali consecutivi. In secondo luogo, «la ripresa è stata guidata da un recupero delle esportazioni», mentre in ultima istanza ha rilevato che sia i consumi (+0,4%) che gli investimenti (+0,3%) hanno mostrato un incremento.
La digressione del governatore è legata all’ambito scientifico e statistico dell’occasione nella quale ha ricordato i numerosi lavori realizzati dalla banca centrale. «Conoscere» i numeri «per deliberare» meglio, la sintesi del suo pensiero. In particolare, Draghi ha ribadito «l’esigenza di una revisione del nostro sistema di ammortizzatori sociali» come «prerequisito per un’estensione della flessibilità del mercato del lavoro a tutti i suoi comparti».
Non una critica all’azione del governo (che «ha fatto moltissimo» per la disoccupazione) e all’operato dei ministri Tremonti e Sacconi, ma una precisazione. Bankitalia stima che circa 1,2 milioni di lavoratori dipendenti non avrebbero copertura in caso di interruzione del rapporto di lavoro. A questi si affiancano 450mila lavoratori parasubordinati che non godono di alcuni sussidio o che non hanno i requisiti per accedere ai benefici introdotti dall’esecutivo.
Le puntualizzazioni del governatore sono state mirate alla difesa del valore scientifico delle indagini statistiche nei confronti dei sondaggi comunemente utilizzati in quanto «le politiche devono essere basate su evidenze fattuali». Ad esempio, studi di Bankitalia come quello sulla ricchezza delle famiglie italiane hanno confermato nel periodo 1991-2006 «una condizione di bassa vulnerabilità finanziaria», ossia la quota di nuclei familiari con spese per debiti superiore al 30% del reddito disponibile è solo del 2 per cento. Sconfessando così tanti ingiustificati allarmismi.
Discorso diverso, invece, per il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini. Il ciclo macroeconomico, caratterizzato da «una ripresa con luci e ombre», è stato analizzato in relazione allo stato di salute delle banche italiane.

Per quest’anno è attesa una flessione degli utili del 45% dopo il -38% del 2008, ma nel 2010 i profitti dovrebbero tornare a crescere in media del 9 per cento. Analogamente, le sofferenze su crediti dovrebbero aumentare del 34% nel 2009 per segnare un incremento del 27% l’anno prossimo.

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