Droga e prostituzione dietro i vigilantes

Trentaquattro ordini di custodia cautelare di cui 28 eseguiti (dieci in flagranza) tra le province di Milano (12) Mantova, Treviso, Vicenza, Cuneo, Forlì, Roma, Potenza e Palermo. Albanesi, italiani e marocchini che gestivano un giro di droga e prostituzione che ha portato in Italia, dall’Albania, nel giro di due anni, ben 15 chili di eroina (tutto stupefacente documentato). Malviventi con il fiuto per gli affari: con i profitti assicuratisi dal traffico della droga avevano infatti anche aperto tre società di sicurezza puntando ad appalti prestigiosi, come quello per tutelare la Procura di Milano.
Una banda di balordi sgominata nei giorni scorsi dai carabinieri della compagnia di Porta Magenta che, insieme alla Dda (Direzione distrettuale antimafia) lavoravano su questi soggetti dal febbraio 2007. Personaggi, furbi, scaltri, determinati. Capeggiati da Leonard Hyka, 30 anni, detto «Nardi». Con il suo denaro in Albania quest’uomo ha costruito nel suo Paese una catena di negozi che ha chiamato «Montenapoleone». Hyka è venuto a Milano qualche giorno fa e, questa leggerezza - strana per un uomo sempre attentissimo anche a non farsi intercettare - ha portato alla sua cattura. Mentre il fratello 39 Bardyl S. (si è cambiato il cognome) è ancora latitante.
I soldi dello stupefacente, invece, in Italia - grazie al socio occulto e luogotenente dell’organizzazione per il settore dell’investigazione, Gjoni Pellumb, 34 anni, albanese - venivano reinvestiti in tre società di sicurezza e investigazione privata: la «New planet investigation», la «Pbs» di Lissone e la «Società cooperativa spe» di Sesto San Giovanni. Aziende che in totale avevano circa 100 dipendenti e che adesso sono state sequestrate e poste in amministrazione controllata.
Una di queste aziende alcuni mesi fa ha partecipato alla gara d’appalto per occuparsi della sicurezza al Palazzo di Giustizia di Milano ma non ha vinto la gara. Alle aziende comunque non mancava il lavoro: due degli appalti vinti erano per la sicurezza del centro commerciale «Vulcano», e del «Parco Acquatica», in provincia di Milano. Queste società erano riconducibili a Adriano Spigarelli, 44 anni, anche lui arrestato.
Il settore della prostituzione era invece in mano a Braka Dorentina, 28 anni, che si occupava di avviare le pratiche per l’assunzione di ragazze all’interno dei night club che restavano in Italia per un periodo limitato.
Tra i 28 raggiunti dell’ordinanza di custodia cautelare anche il 28enne Marjo Hika, al quale era stato assegnata la gestione del narcotraffico.
Durante l’operazione, oltre ad aver sequestrato le tre società di vigilanza, i carabinieri hanno rinvenuto 23 kg di eroina, 3 di cocaina e una pistola.
«Milano è sotto tiro delle mafie straniere. In città non c’è solo un traffico spaventoso di droga, come dimostrano i ripetuti sequestri, ma anche di esseri umani e di armi - dichiara il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato, commentando l’operazione -. Sul territorio non è solo attiva la ’ndrangheta calabrese, ma anche le mafie romena, nigeriana, cinese. Ma la più forte per la penetrazione nel territorio è quella albanese, soprattutto nella gestione dei mercati internazionali della droga, nell’immigrazione clandestina e nella tratta degli esseri umani».


Questa è l’analisi di De Corato, che ha aggiunto: «L’impegno del Comune è dimostrato da dalla restituzione dei 64 immobili confiscati alla criminalità organizzata, dall’attenzione costante rivolta all’Ortomercato e dall’attività continua della polizia municipale contro il racket della prostituzione, dei mendicanti, dell’abusivismo commerciale e della contraffazione».

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