Droga, i vescovi bocciano Ferrero «Sui Pacs la Cassazione fa politica»

da Roma

Sbaglia il ministro Ferrero sulla droga. E sbagliano i giudici di Cassazione a scavalcare la politica sui Pacs (i Patti civili di solidarietà che prevedono il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto) perché così facendo travalicano il loro ruolo istituzionale. L’Avvenire in prima pagina sferra un doppio attacco. Il primo contro il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, che vuole liberalizzare il consumo delle droghe definite «leggere». L’altro contro i giudici del Palazzaccio che hanno inserito in una sentenza il principio del riconoscimento del risarcimento danni anche per i conviventi e non solo per chi è sposato.
«Calma ministro Ferrero», scrive Giuseppe Anzani sul quotidiano dei vescovi in riferimento alle proposte del ministro di Rifondazione per arginare il fenomeno della diffusione della droga.
«Il ministro dice male, malissimo quando inserisce nella ricetta la depenalizzazione dei consumi - osserva Anzani-. Il consumo personale è depenalizzato dal 1975, le sanzioni amministrative sono blande, vuole forse togliere anche quella minima dissuasione?» Una scelta simile sarebbe disastrosa per l’Avvenire che avverte: «educare significa anche dire no, mettere dei limiti. La parola scoglio vuol dire ostacolo, ma anche appiglio di salvataggio cui aggrapparsi quando le rapide ti portano via». Cosicché la depenalizzazione sarebbe soltanto nociva perché, conclude l’editoriale, «dal sentiero della vita dei nostri figli la droga va espulsa, non addomesticata».
Tocca invece a Marina Corradi bocciare l’apertura ai Pacs da parte dei giudici di Cassazione.
«Una magistratura che mostra propensione a far politica, sociologia e quasi propaganda modernizzatrice dei costumi, esce dai suoi confini costituzionali», è scritto in prima sull’Avvenire. La Cassazione agendo così, ammonisce il quotidiano della Cei, «perde di autorevolezza e accresce la sfiducia».
In questo senso, per l’Avvenire, «una motivazione che surrettizialmente introduca il tema dei Pacs, cioè di qualcosa che ad oggi non esiste nell’ordinamento giuridico italiano, è strabiliante».

Perché, prosegue l’articolo, «quello che era chiesto alla Corte secondo i suoi compiti, era stabilire se in quella precisa sentenza il codice era stato o no equamente applicato». E invece, conclude il quotidiano della Cei: «Ne è venuta fuori una inattesa benedizione dei Pacs, tanto più capziosa in quanto la famiglia interessata era di tipo banalmente tradizionale».

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