Droga negli accendini Finisce in manette una famiglia di pusher

Arrestati madre, padre e due figli: avevano appena venduto 50 grammi di cocaina nascosta nel serbatoio dei «ricaricabili»

Paola Fucilieri

Gli accendini erano quelli in plastica usa e getta. Rigorosamente solo neri e verde scuro, però. Così che, guardandoli controluce, non potevi notare che non erano vuoti come al solito. E nemmeno pieni, però, di gas butano liquido. Bensì di qualcosa di solido: dosi di cocaina. Quelle vendute dai fratellastri Davide Romito e Massimo Sclafani, 23 anni e 24 anni, entrambi pregiudicati. A mandarli a smerciare scatole dei «preziosi» accendini davanti a un bar di piazza Miani era il loro papà-patrigno, Francesco Romito, siciliano di Agrigento, 50 anni di cui 18 già trascorsi in carcere, sempre per spaccio di stupefacenti. Un papà severo e preciso. Era lui a prendere i contatti con i clienti, a mandar loro i suoi figlioli con le dosi negli accendini. E ad aspettare la prole a casa dopo ogni «affare» concluso: prima di far rientrare i ragazzi nell’appartamento di famiglia di viale Faenza per un nuovo approvvigionamento di stupefacente, papà si faceva consegnare il denaro riscosso. Sua moglie, Paola Barbera - sua coetanea, madre di Massimo (avuto da una precedente unione), di Davide e da un anno e mezzo di un bimbo scarrozzato in auto tutto il giorno da papà Francesco mentre contattava i clienti - non era certo estranea al traffico. Lei stessa, già il 16 luglio di due anni fa, era stata fermata in auto, a Ribera (Agrigento) e arrestata, per la prima volta, con il figlio Massimo perché nascondevano della cocaina nel radiatore. Anche la sorella minore di Paola - Franca, 48enne - è finita dentro con l’accusa di spaccio appena un mese fa, quando è stata sorpresa spacciare nel suo appartamento di viale Famagosta. Oltre che tutto in famiglia, quindi, gli affari dei Romito-Barbera si facevano tutti in zona, tra i 200-300 metri che separano viale Faenza, viale Famagosta e piazza Miani.
Un commercio consolidato, insomma, quello scoperto sabato pomeriggio dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia Porta Magenta. Che hanno lavorato dalle 15 alle 20 per sorprendere e arrestare l’intera famiglia di spacciatori: padre, madre e i due figli. Non è stato semplice trovare il loro nascondiglio, l’appartamentino di viale Faenza. Davide e Massimo, infatti, «sbucavano» all’angolo tra via Voltri e via Lago di Nemi dopo essere usciti dietro il loro palazzo e, attraversando i cortili interni, aver infine praticato un buco nelle inferriate all’incrocio tra le due strade. Riscosso il denaro per la vendita degli accendini, i ragazzi tornavano a casa facendo a ritroso la stessa strada.

Solo che, sabato sera, ad aprir loro la porta d’ingresso non c’era papà Francesco, ma un vice brigadiere. Che in casa, insieme ai colleghi, aveva trovato la loro mamma e il fratellino, 40 dosi di cocaina già pronte e un bilancino. Quattrini? Neanche uno. Solo il capofamiglia aveva in tasca più di mille euro.

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