Droga, stroncato traffico per finanziare la jihad: 19 arresti

A Milano stroncata associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. L’attività illecita era mirata a finanziare la jiahad: in manette tre tunisini già condannati per terrorismo internazionale

Droga, stroncato 
traffico per finanziare 
la jihad: 19 arresti

Milano - Sono 19 le ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguite dagli uomini della Digos di Milano nei confronti di altrettante persone, italiani e stranieri, accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di droga. Un’attività illecita, con protagonisti alcuni nomi noti dell’estremismo islamico, con una "finalità superiore": finanziare la jiahad. Gli arresti, eseguiti all’alba, sono scattati a Milano, Brescia e Pisa.

Contatti negli ambienti radicali L’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Armando Spataro e dal sostituto procuratore Maurizio Romanelli, ha permesso di far emergere "oltre ai radicati contatti con gli ambienti estremisti - spiegano gli investigatori - una parallela associazione finalizzata allo spaccio di droga". Ai vertici del gruppo, che vedeva come capo indiscusso Adel Jelassi tunisino di 38 anni, i fratelli Bouyahia Hammahi (detenuto a Benevento per terrorismo) e Bouyahia Maher i quali "facevano specifico riferimento - sottolineano gli inquirenti - alla necessità di superare l’obiezione morale circa la contrarietà di tale attività ai precetti coranici, in nome di una superiore finalità". Un reato del quale, al momento, gli uomini dell’Antiterrorismo non hanno potuto accusare l’organizzazione: ancora da individuare i terminali dello spaccio e al destinazione del guadagno illegale.

Il sequestro di eroina L’attività investigativa ha permesso di sequestrare cinque chili di eroina destinata al mercato bresciano che, insieme a Pisa, era la piazza principale dell’organizzazione italo-tunisina. Almeno un paio alla settimana i carichi che il gruppo, secondo alcune intercettazioni, sarebbe stato in grado di smerciare nel Nord Italia. Eroina, ma anche cocaina e hashish, la merce con la quale i malviventi cercavano ricavi. L’inchiesta, nata a partire dal novembre 2006, ha permesso di eseguire 19 delle 23 ordinanze richieste dalla procura e firmate dal gip Giuseppe Gennari.

Arresti eccellenti Tra le persone finite in manette i due fratelli tunisini Bouyahia Hammahi, quarantunenne condannato in appello per terrorismo internazionale e attualmente in carcere a Benevento, e Bouyahia Maher che fu assolto, nel 2005, dall’accusa di associazione eversiva finalizzata al terrorismo internazionale. Una decisione della terza Corte d’Assise d’Appello di Milano che confermò la sentenza di Clementina Forleo: in primo grado il gup li condannò solo per alcuni reati satellite (documenti falsi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina), ma li scagionò dall’accusa di terrorismo internazionale. Una decisione di assolvere l’imputato, giudicato insieme ad altri due connazionali, sulla base della distinzione tra "guerriglieri" e "terroristi". Tra gli arrestati già noti agli uomini della Digos diretta da Bruno Megale anche Hamraoui Kamel, tunisino di 31 anni residente a Brescia, già coinvolto in un’inchiesta sul reperimento di documenti falsi destinati a essere utilizzati dai militanti, oltre che sull’attività di reclutamento e assistenza all’associazione terroristica. Il trio di terroristi si è avvalso dell’appoggio di una rete di persone specializzate nel traffico di droga (gravitanti tra Milano, Brescia e Pisa) capeggiata da Adel Jelassi. Tra gli arrestati cinque italiani, tra loro anche tre donne, con il ruolo di corrieri o punto di appoggio logistico per l’organizzazione.

Due arresti in Belgio L’operazione "Doppia rete" ha portato a due arresti anche in Belgio nei confronti di due tunisini, madre e figlio rispettivamente di 42 e 23 anni, che nel corso della loro permanenza in Italia hanno evidenziato "un

pieno coinvolgimento - spiegano gli investigatori - nell’attività di spaccio". Delle 23 persone colpite da ordine di custodia cautelare (tre ad oggi già latitanti e uno ricercato) quattro erano già detenute in carcere.

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