Droga, una talpa all’aeroporto

(...) Un po’ poco per dire che dietro il traffico di hashish sull’asse Beirut-Milano ci sia l’integralismo islamico. Ma è una traccia che verrà seguita. Anche perché la droga veniva dalla valle della Bekaa, dove nulla si muove senza il consenso di Hezbollah. «Sinceramente - ammette Fiora - non possiamo dire quanti carichi ci siano sfuggiti grazie alla presenza di questa talpa». E la cosa sarebbe andata avanti chissà quanto se un «corriere» catturato non si fosse cavato d’impiccio consegnando alle fiamme gialle il telefono del suo contatto. Quel numero corrispondeva a Jaafar Mohamad, dipendente della Servizi di Bordo srl. Da quel momento l’uomo è finito nel mirino. È stato intercettato mentre organizzava la partenza per il Libano del più insospettabile dei corrieri: sua moglie, giovane e bella ragazza comasca. «Diventeremo ricchi», dicono. Mercoledì la donna sbarca a Malpensa con il volo Mea da Beirut, con sé ha uno dei suoi figli - di appena due anni - e 25 chili di droga in valigia. «Siamo abituati a vedere cose brutte - dicono i finanzieri - ma un bambino usato come copertura ci ha fatto impressione». Jaafar si fa trovare sotto la pancia dell’aereo, ma la zona pullula di finanzieri. Allora telefona alla moglie: «Ci vediamo fuori».

Il tempo di uscire dall’aeroporto, e scattano le manette. Jaafar cerca persino di dare la colpa di tutto alla donna. Ma non funziona. Ora i due sono in carcere, i loro figli affidati alla nonna. Ma il caso non è chiuso. Anzi.

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