Droga, usura e contraffazione: 24 arresti

Droga in quantità industriali, armi da guerra, estorsioni, usura e altro ancora sul litorale romano. Ventiquattro gli arresti più o meno eccellenti nell’ambito dell’operazione "Vesuvio"

Droga, usura e contraffazione: 24 arresti

Droga in quantità industriali, armi da guerra, estorsioni, usura e altro ancora sul litorale romano. Ventiquattro gli arresti più o meno eccellenti nell’ambito dell’operazione della Dda, la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, non a caso denominata “Vesuvio”, partita nel 2007 con l’arresto di alcuni corrieri che da Napoli trasportavano hashish e cocaina a Ladispoli e Civitavecchia passando per la capitale.

Le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura romana sono state eseguite quasi tutte questa mattina anche se dei 18 ricercati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso uno è sfuggito per un soffio ai carabinieri mentre sei sono state eseguite direttamente in carcere. Fra i criminali indagati due appartenenti al clan Casamonica, una famiglia tristemente nota alle cronache locali per i trascorsi nel giro degli usurai capitolini. Altri personaggi spiccano per l’appartenenza alle famiglie camorristiche dei Sarno-Mazzarella, vale a dire uno dei clan più sanguinari sulla scena partenopea fin dagli anni ’50, quando proprio i capi camorra dei Mazzarella si impongono sulla scena criminale affermando le loro “paranze”, gruppi criminali, sull’intero mercato del contrabbando di sigarette. Una famiglia degna di una storia di “guapperia” da grande schermo quella dei Mazzarella, che da Posillipo a Santa Lucia, grazie all’efferatezza di Michele Zaza, strettamente imparentato con i figli di Francesco Mazzarella, Ciro detto ‘Scellone, Gennaro, detto ‘o Schizzo e Vincenzo detto ‘o Pazzo, gestisce il mercato partenopeo delle “bionde”. Camorristi di rango, già schierati negli anni ’70 al fianco della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, protagonisti di una guerra durata anni che porta alla morte di decine di affiliati tra cui il capostipite Francesco, ucciso all’uscita del carcere di Poggioreale nel ’98.

A Napoli città la famiglia Mazzarella inizia a far parte del potente cartello Misso-Mazzarella-Sarno fino al 2008 quando la forte alleanza venne spezzata dai Sarno portando la zona periferica orientale di Napoli a una nuova e sanguinosa guerra. Nel 2009, dopo anni di latitanza, viene arrestato a Santo Domingo Ciro Mazzarella. Ma è da due anni prima che i carabinieri di Ostia e Civitavecchia sono sulle tracce di varie organizzazioni criminali collegate proprio con i Sarno-Mazzarella, sospettate di acquistare droga a Napoli per distribuirla a Ladispoli e lungo tutto il litorale a nord di Roma. L’organizzazione ricettava e vendeva anche merce contraffatta, in particolare utensili per l’agricoltura e l’edilizia, proveniente da Napoli e commercializzata nella località balneare. Sequestrate tre pistole fra cui un revolver 357 magnum. Secondo gli inquirenti il denaro veniva riciclato attraverso la vendita di capi d’abbigliamento e materiali da lavoro sia per l’edilizia che per l’agricoltura in mercati rionali tra Ladispoli e Passoscuro.

“Da tempo Ladispoli e le altre località del litorale romano sono dimora di soggetti di provenienza campana e siciliana - spiega il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Giancarlo Capaldo - lì hanno trovato l’habitat naturale per svolgere attività lecite e paralecite”.

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