«Ds e Margherita arroganti, alle elezioni corriamo da soli»

Verdi e Comunisti italiani contestano lo strapotere dei partiti grandi e minacciano di lasciare l’Unione

Paola Setti

Lo promettono ogni volta, i partitini, che «adesso ce ne andiamo dalla maggioranza» e che «la vedrete alle prossime elezioni». Ogni volta poi non mantengono perché si fanno convincere dai partitoni, e la storia si ripete: Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Verdi, Italia dei valori e Udeur vengono inclusi da Ds e Margherita nei tavoli pre-elettorali fra documenti comuni, solenni giuramenti e impegni programmatici, per poi venire, dopo il voto, immediatamente esclusi dai tavoli decisionali delle amministrazioni conquistate anche grazie al loro apporto. È successo ancora fra l’altro ieri e ieri, con l’aumento del biglietto dell’Amt e con il rinvio inaspettato e non giustificato della delibera urbanistica sui volumi edificabili.
Sul primo punto un compromesso è stato trovato ieri mattina subito prima della giunta. Nel provvedimento sono state inserite agevolazioni per i giovani, i lavoratori e gli over 65, oltre a una verifica fra sei mesi delle nuove disponibilità economiche e del miglioramento del servizio, il che ha convinto anche gli irriducibili come l’assessore Luca Dallorto a rientrare nei ranghi. Ma il cemento, quello non è andato giù alla sinistra del centrosinistra. Ieri erano tutti affranti. «Ormai siamo in campagna elettorale - lamentava Andrea Brignolo dei Verdi -. Ds e Margherita fanno le loro alleanze, noi restiamo regolarmente tagliati fuori dalle decisioni importanti». Faceva eco Roberto De Logu il capogruppo dei Comunisti italiani: «Urge un chiarimento, perché noi non siamo al servizio di nessuno e pretendiamo pari dignità con tutti».
E così ecco profilarsi all’orizzonte uno scenario tutto nuovo, in vista delle prossime elezioni amministrative. Perché questa volta è diverso, giurano le acciughe minacciando gli squali. Questa volta anche a livello nazionale tutto è in evoluzione, con i due maggiori azionisti di maggioranza in cammino verso il partito democratico e loro, tutti gli altri, a federarsi in un patto delle sinistre. Ieri c’era Brignolo che si domandava: «Se su dieci punti programmatici riusciamo a realizzarne due, che senso ha stare in questa coalizione?». E De Logu che considerava: «Abbiamo maggiore affinità con i Verdi che il partito democratico, all’interno del quale i Ds sono subalterni alla Margherita, basti pensare alla laicità».
I partiti più deboli potrebbero presentarsi al tavolo delle trattative su programmi e candidati con la rinnovata forza che gli deriverà dall’essere confederati. E nulla esclude che decidano di correre da soli, con un candidato della «sinistra sinistra» contro quello della «sinistra centrista». Brignolo lo dice a chiare lettere: «Il rinvio della delibera urbanistica è stato un gesto agghiaccioante, che potrebbe avere ripercussioni nella fase di avvicinamento alle elezioni. Ds e Margherita devono stare attenti, perché non sempre da soli hanno la maggioranza, anzi. E uno scenario più che possibile è quello di un candidato diverso alle elezioni».

De Logu apre all’ipotesi: «L’idea di una maggiore collaborazione fra i partiti di sinistra non mi scandalizza, e se si pensasse anche a una candidatura alternativa la cosa non mi preoccupa».
C’è già chi fa il nome di un candidato in cerca di una casa, quella Marta Vincenzi l’europarlamentare che i Ds vorrebbero escludere un’altra volta dalla competizione elettorale genovese.

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