Le due forche dell’«Unità»

Incredibile. L'Unità condanna la forca per Saddam in prima pagina e giustifica la forca per il Duce a pagina 25. Un caso scolastico di nemesi storica, un esempio beffardo che ieri tre titoli del quotidiano permettevano di cogliere appieno. Prima pagina in apertura: «Saddam alla forca, fermate il boia». Prima pagina in basso, rubrica: «Da quale pulpito». Pagina 25 in apertura, occhiello: «I documenti degli archivi americani confermano la ricostruzione che l'Unità fece dell'uccisione del Duce». Poi leggi gli articoli e scopri che sono davvero uno il rovescio dell'altro. Nel primo, su Saddam, si spiega che «il detenuto è stato consegnato dai militari Usa alle autorità irachene», e in vari passaggi si condannano gli americani quali autentici fautori della condanna a morte; nel secondo, sul Duce, si spiega che «gli americani fecero di tutto per salvare Mussolini», e tuttavia «le intimazioni dei servizi segreti statunitensi furono respinte dal Comitato di liberazione per l'alta Italia». Il contrario. Nel primo articolo c'è un urlato garantismo antiamericano, nel secondo un compiaciuto sostanzialismo antiamericano. I documenti dell'Archivio nazionale statunitense desegretati di recente e riportati da l'Unità, infatti, riportavano parte dell’inchiesta americana «per appurare le circostanze che hanno portato gli antifascisti italiani a disobbedire all'ordine degli Alleati».
Morale, nel primo articolo su Saddam c'è tutta l'Unità che ricordiamo, nel secondo articolo su Mussolini c'è tutta l'Unità che ricordavamo. Nel primo c'è il postcomunista Furio Colombo che si scaglia contro Bush con tonalità messianiche, ed evoca il detto kennediano «un problema creato da uomini può essere risolto da altri uomini»; nel secondo c'è il protocomunista Walter Audisio che spiega come altri uomini risolsero il problema creato da un uomo solo: «Alla mia domanda se quest'ordine fosse il risultato di una deliberazione del Cln, Audisio rispose che l'ordine gli fu ufficialmente impartito da un membro del Comitato che agiva per conto dell'intero Comitato». C'è anche una rivelazione su come Mussolini fu scoperto dai partigiani: uno di quest'ultimi, per controllare meglio una colonna di camion tedeschi, salì al secondo piano di una casa e vide un uomo in cui riconobbe il Duce, e «dopo aver represso l'istinto di porre mano alla pistola, il patriota dà l'allarme». Tutto poi torna a confondersi nella pagina dopo, dove c'è il seguito dell'articolo di prima pagina firmato da Furio Colombo e dedicato a Saddam e Bush: «L'orrore della pena di morte apre una nuova e più violenta stagione di vendetta e di scontro e chiama morti su morti». Parla dell'Irak, ma le stesse parole in effetti sarebbero andate benissimo per l'immediato dopoguerra italiano. Da qui l'interrogativo.

Se sia più fragile ed evoluta la giovane democrazia irachena, che formalmente condanna a morte il suo ex dittatore, o se fosse più fragile ed involuta la giovane democrazia italiana che pure, ma informalmente, condannò a morte il suo ex dittatore. Mussolini fu appeso a una pompa di benzina. E sempre a una pompa di benzina, o di petrolio, l'Unità vorrebbe appendere Bush e le sue guerre. Metaforicamente, certo.

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