In due giorni il Pm10 cala del 30%

da Milano

«Il blocco - aveva annunciato Letizia Moratti, sindaco di Milano - servirà ad abbattere del 50 per cento le polveri sottili». Per questo, da giovedì, 170mila vecchi furgoni e auto (Euro 0 e diesel Euro 1) non possono circolare in città dalle 8 alle 20. Il primo risultato è incoraggiante (le polveri sottili sono scese del 30 per cento, restando comunque oltre il limite), ma è impossibile dire se sia tutto merito dei divieti.
Sull’andamento delle sostanze nocive, infatti, ha un’influenza determinante il clima. Più di una volta lo smog è salito durante le domeniche a piedi. L’ultimo esempio è del 28 gennaio, quando quattro milioni di auto lombarde sono rimaste posteggiate dalle 8 alle 20. Quel giorno a Milano il Pm10 (le polveri sottili) è salito rispetto al giorno prima, quando le strade erano piene di veicoli. A fare la differenza è stato il vento, assente durante la domenica del blocco.
Gli studi dell’Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente, dimostrano che a Milano il 70 per cento del Pm10 è generato dal traffico. Il resto arriva dagli scarichi di caldaie e industrie. Provvedimenti per ridurre le polveri - spiegano gli esperti - vanno ripetuti a lungo nel tempo se si vuole verificarne l’efficacia. E il perché è ancora una volta legato alle condizioni meteo.
Pioggia e vento restano gli unici «strumenti» in grado di abbattere gli inquinanti.

E anche loro devono avere una certa «forza». A Milano lo smog ha resistito anche alla nevicata più consistente degli ultimi vent’anni: era il 27 gennaio 2006, a terra c’erano 40 centimetri di fiocchi e lo smog era oltre il limite.

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