Genova Sorride, felice. Adesso è di nuovo libero. Per Antonio Giovanni Rasero è «la fine di un incubo». Secondo la corte d'assise di Genova non è lui l'assassino del piccolo Alessandro (nella foto qui a fianco), ucciso la notte tra il 15 e il 16 marzo del 2010 quando aveva solo 8 mesi. Assolto per non aver commesso il fatto e immediatamente scarcerato. Sconfessata in pieno la condanna a 26 anni che gli era stata inflitta in primo grado. Libero lui, libera anche la madre del piccolo, Katerina Mathas, che resta indagata per concorso in omicidio e su cui ora, inevitabilmente, si concentrano i sospetti e le attenzioni della Procura. Rasero e la Mathas erano insieme quella notte. Una notte a base di cocaina, tanta, all'interno del residence di Nervi dove Rasero abitava. Katerina aveva portato con sé il piccolo Ale incolpevole e inconsapevole testimone di una notte di sballo prima e vittima di una violenza indicibile e gratuita poi. I due sniffano, la roba finisce. La ragazza esce di casa per cercare altra polvere bianca in giro per la città. La trova e rientra nell'abitazione dove i due tornano a consumare cocaina. Il piccolo Alessandro dorme, poi si sveglia e «disturba» i due compagni occasionali. Piange, insistentemente. Viene spogliato, messo sotto l'acqua per calmarsi e poi picchiato fino alla morte. «Quando la Mathas era fuori», dice la difesa della ragazza. «No, è stata lei, Antonio e innocente», dice la difesa di Rasero in un rimpallo di accuse reciproche e testimonianze volte a screditarsi a vicenda. Entrambi vengono arrestati ma dopo 17 giorni Katerina viene rilasciata. Rasero in primo grado viene condannato a 26 anni di carcere anche se rimangono tante ombre sulla vicenda e sul ruolo della madre nell'omicidio in particolare, tanto che nelle motivazioni della sentenza i giudici invitano ad indagare anche sulla Mathas. Ma nessuno muove un dito e non succede nulla, fino a ieri e all'assoluzione in appello di Rasero che torna libero dopo quasi due anni di galera. «Aspetteremo le motivazioni della sentenza per valutare cosa fare nei confronti di Katerina Mathas», ha detto il procuratore capo facente funzioni di Genova, Vincenzo Scolastico, che due anni fa ha coordinato insieme al pm Marco Ayroldi le indagini. «Eravamo convinti ci fossero solidi elementi di accusa nei confronti di Rasero -ha aggiunto- spetterà ora al Procuratore generale valutare le argomentazioni e decidere se impugnare o meno la sentenza».
Quasi certamente la Procura farà appello ma la verità su quella tragica notte è ancora da scrivere.
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