TorinoDoveva essere un'immersione facile, forse l'ultima della stagione e invece si è trasformata in una tragedia.
Mario Cappella - cinquantacinquenne di Rondissone in provincia di Torino - e Aurelio Sofia - 53 anni di Venaria, sempre in provincia di Torino -, sommozzatori di lunga esperienza, sono morti per salvare una loro compagna.
La donna si era immersa per unescursione nell'area sottostante il luogo in cui è collocata la Madonnina di Belgirate, nel lago Maggiore, sulla sponda al confine tra le province di Novara e Verbania. Lei si è salvata ma per i due amici torinesi (Sofia era istruttore, laltro aveva il brevetto di terzo livello), non c'è stato nulla da fare: i loro corpi sono stati portati a riva dal gruppo sommozzatori dei vigili del fuoco di Verbania.
Le due vittime facevano parte di un team di Torino che ieri mattina ha raggiunto il Club Sub di Belgirate per deporre una corona di fiori sulla statua della Madonnina che si trova a circa dieci metri di profondità. Con loro altri subacquei provenienti da tutto il Nord Italia.
L'immersione è iniziata, senza intoppi verso le 10.30. Il gruppo di sub si è diretto, compatto, verso la statua che si trova a una profondità di circa venti metri, per un'immersione facile, che sarebbe dovuta durare pochi minuti. I due torinesi, a un certo punto, hanno notato che una loro compagna si trovava in difficoltà, forse a causa di un malore, e stava pericolosamente scendendo verso il fondo. Come spesso accade a chi pratica immersioni è bastato uno sguardo tra Mario e Aurelio attraverso la maschera da sub per decidere che non c'era tempo da perdere: bisognava agire subito. I due si sono quindi spinti in profondità per raggiungere la donna e portarla in salvo. Ma qualcosa è andato storto. «Dio solo sa cosa sia accaduto - racconta Francesco De Totero, anche lui di Seals Team e anche lui tra il gruppo di cui facevano parte le vittime -. Ci eravamo appena dati il segnale di «Ok», a 24 metri, eravamo tutti tranquilli, poi a un certo punto non li abbiamo più visti. Ci siamo messi a cercarli, poi siamo tornati in superficie e abbiamo visto Aurelio, morto, galleggiare sullacqua. Roba da pazzi, non riusciamo a capire cosa sia successo».
Intanto la donna soccorsa era già a riva, stordita ma viva. Immediati i soccorsi dei sommozzatori dei vigili del fuoco, che per le ricerche dall'alto si sono avvalsi di un elicottero proveniente dalla sede di Torino. I vigili del fuoco di Verbania hanno perlustrato tutta la zona con diverse motobarche ma il secondo corpo è stato trovato solo dopo le 13, in fondo al lago, impigliato in una roccia a una profondità di circa quaranta metri. La donna soccorsa da Aurelio e Mario, seduta sul lettino del 118 e assistita da un medico, ha atteso che i compagni che le hanno salvato la vita fossero portati a riva prima di recarsi in ospedale per un controllo. Piange e non ha parole per spiegare quanto è accaduto, per ringraziare gli amici che l'hanno salvata, sacrificando la loro vita. I due corpi sono stati trasportati all'obitorio, in attesa dell'autopsia che chiarirà la causa della morte.
Per il gruppetto di esperti sub torinese è unautentica tragedia. Una decina di appassionati, ognuno con la sua foto, sorridente, sul loro sito. Aurelio era uno dei «boss». Lui era separato da tempo e viveva con gli anziani genitori, pare non ancora avvisati, a Venaria; Mario era un convinto single. Tutti e due impiegati, il primo in una ditta vicina a casa, di saldature, Cornaglia, il secondo presso la Società Rifiuti Urbani di Rondissone.
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