È una mostra da vedere ma anche da provare. È stata infatti allestita anche una sala immersiva denominata Viaggio nel tempo che conduce il visitatore in un viaggio a bordo di un treno ideale: si parte da un vagone ottocentesco, ricostruito con rigore filologico nella forma e nei materiali, nel disegno degli arredi, secondo quanto restituito da fonti iconografiche, manuali tecnici e documentazione d'archivio; si giunge quindi, attraverso scompartimenti di periodi successivi, a un convoglio del futuro, proiettato verso l'innovazione e la sostenibilità. Durante il tragitto, il paesaggio italiano che si vede dai finestrini si trasforma campagne, città, stazioni, ponti e gallerie scorrono come un lungo nastro visivo mentre suoni e voci accompagnano il viaggio, calibrati per restituire timbri, ritmi e segnali acustici coerenti con le diverse epoche. Esiste poi un'altra sezione, quella didattico-dimostrativa, a poche decine di metri dal Vittoriano, nel Giardino grande di Palazzo Venezia che accoglie due monumentali riproduzioni di celebri elettrotreni italiani usciti nel secondo dopoguerra dalle officine milanesi della Breda. Si tratta dell'ETR 300 Settebello, ideato nel 1948 ed entrato in servizio nel 1952 lungo la dorsale Milano-Roma-Napoli. Il Settebello, composto da sette carrozze e lungo 160 metri, raggiungeva i 180 km/h e anche grazie alla cura degli interni, progettati da Gio Ponti e Giulio Minoletti, s'impose come icona del lusso, del comfort e del design italiani.
Il secondo esemplare in mostra è tratto dall'ETR 250 Arlecchino. Progettato a sua volta come un treno di lusso, l'Arlecchino nacque come naturale evoluzione del Settebello: l'entrata in servizio risale al 23 luglio 1960, in coincidenza con le Olimpiadi di Roma.