In duecentomila alla veglia dedicata allo Spirito Santo

Un oceano di luci nell'ippodromo di Radwick dove Papa Ratzinger ha celebrato dopo il tramonto

In duecentomila alla veglia dedicata allo Spirito Santo

Nostro inviato a Sydney

L’ippodromo di Radwick, a Sydney, appariva ieri notte, dopo l’arrivo di Benedetto XVI, un oceano di luci. Almeno duecentomila giovani hanno attraversato a piedi la città con i loro zainetti gialli e rossi sulle spalle, e si sono accampati nel grande parco per la veglia che precede l’ultima tappa della 23ª Giornata mondiale della gioventù. Distesi nei sacchi a pelo, avvolti nei teli isolanti, imbacuccati con le sciarpe - la temperatura non è poi così fredda per l’inverno australe, ma quello che si sente di più è l’umidità - hanno atteso il Papa. La veglia ha avuto inizio con l’ippodromo immerso nel buio, la luce, simbolo dello Spirito Santo, è stata portata sul grande podio rosso da ballerini vestiti di bianco, che mimavano l’avventura dell’umanità che accoglie i doni dello Spirito. Poi ha fatto il suo ingresso Ratzinger, insieme a dodici pellegrini dei vari continenti, mentre il coro intonava l’inno «Nostra Signora della Croce del Sud». Benedetto XVI dal cero pasquale ha acceso la fiaccola di una ragazza aborigena, in costume tradizionale, che a sua volta ha acceso quelle dei dodici pellegrini e via via la luce si è propagata, come accade nel rito della veglia pasquale.
Ratzinger è sorridente, contento, come sempre sorpreso dell’accoglienza calorosa, dei cori che scandiscono «Be-ne-det-to!» a suon di battimani ritmati. «La società contemporanea subisce un processo di frammentazione a causa di un modo di pensare che è per natura di corta visione, perché trascura l’intero orizzonte della verità», dice il Papa. La risposta «a un mondo diviso e frammentato» è «l’unità e la riconciliazione». Invita a non abbandonare la Chiesa alla ricerca di comunità «perfette», a non separare «lo Spirito Santo dal Cristo presente nella struttura istituzionale». Invita a guardare proprio alla terza persona della Trinità, la «persona dimenticata». «Dal bimbo derelitto di un campo profughi del Darfur a un adolescente turbato, a un genitore in ansia in una qualsiasi periferia, o forse proprio ora - aggiunge Ratzinger - dalle profondità del vostro cuore, emerge il medesimo grido umano che anela ad un riconoscimento, a un’appartenenza, all’unità». Un invito ad «affrontare la realtà» non a «sfuggirla», perché la vita «non è semplicemente accumulare, ed è ben più che avere successo. Essere veramente vivi è essere trasformati dal di dentro, essere aperti alla forza dell’amore di Dio».


La veglia è culminata con l’adorazione eucaristica, poi alcuni saluti in varie lingue, compreso il cinese. Stamattina il Papa, al termine della messa conclusiva, annuncerà il luogo della prossima Gmg: sarà Madrid, fra tre anni.

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