RomaStretto tra falchi e colombe, ora Fini rischia di precipitare. Il contenitore del Fli è sempre più una pentola a pressione dove il suo leader ha un bel daffare a tenere chiuso il coperchio. Ma ieri sera, durante il summit con i coordinatori regionali di Futuro e libertà nella sede di Farefuturo, il presidente della Camera non ha voluto far emergere troppo le spaccature in atto tra i futuristi. È rimasto con i suoi soltanto venti minuti ai quali ha confessato: «Sono rimasto molto meravigliato delle polemiche della base sul lodo Alfano. Cè stato un fermento eccessivo che in realtà non aveva ragione dessere perché noi siamo per la sospensione e non per la cancellazione dei processi al presidente del Consiglio». Ma i falchi lo hanno incalzato sullaltra questione: «Sì, ma su Lunardi abbiamo preso un abbaglio e sarebbe stato molto meglio decidere per lastensione. I nostri non ci capiscono più».
Non è un mistero, infatti, che la valanga di messaggi abbattutasi sui principali siti vicini al Fli abbia lasciato il segno. La caterva di accuse di «tradimento» e di «incoerenza» per aver negato alla Camera lautorizzazione a procedere per lex ministro Lunardi, ha dato nuovamente fiato agli antiberlusconiani più ruvidi. I falchi hanno sbattuto i pugni sul tavolo: «Se andiamo avanti così rischiamo di perdere un sacco di consensi» è stato il messaggio di chi vorrebbe al più presto dire addio a Berlusconi e il berlusconismo. In primis il solito Granata che, attraverso quello che è diventato il suo giornale di riferimento, cioè il travagliesco Fatto Quotidiano, ha dettato la sua linea. Dura, ovviamente: «Non condivido fino in fondo la scelta del sì al lodo Alfano ed è stato un errore votare per il rinvio degli atti su Lunardi». Con una postilla: «La prossima volta voteremo a favore della richiesta dei magistrati perché non bisogna difendere nessuno dalle inchieste sulla cricca». Non solo: sulla giustizia «dovremo dire la nostra e non è per nulla tutto chiuso». Insomma, il Pdl non dia affatto per scontato lappoggio finiano alla «separazione delle carriere o a qualsiasi riforma anti-magistratura».
Ma se sullo scudo processuale al presidente del Consiglio la posizione di Granata si può definire isolata, sugli altri temi i duri e puri hanno ripreso fiato, lamentando di non poter più sopportare le accuse di collaborazionismo nei confronti del Pdl. Anche Raisi, per esempio, sè detto pronto a scaricare lex ministro Lunardi, perché terrorizzato di scontentare lanima giustizialista del popolo fillino: «Se arrivassero nuovi elementi a suo carico, credo che il gruppo dovrebbe votare a favore dellautorizzazione a procedere».
Ma il più esplicito sdoganamento dellantiberlusconismo è arrivato dal direttore del Secolo dItalia, Flavia Perina. La quale, nel suo editoriale di ieri annunciava: «Terremo conto della vera valanga di dissenso, delusione, amarezza che si è riversata dopo il sì allo scudo». Poi, più esplicita: «Emerge e si consolida un antiberlusconismo di destra che vive come un trauma qualsiasi tipo di compromesso politico sui temi del rispetto delle regole».
Ma la maggioranza del Fli non è affatto convinta di diventare una sorta di succursale di destra dellItalia dei valori. Le posizioni più intransigenti sul tema della giustizia, poi, sono quelle che maggiormente subiscono il fascino della sinistra e spingono per lo strappo definitivo con Berlusconi. Ma vedere spostare il baricentro del nuovo partito verso lopposizione fa venire lorticaria a chi continua a vedere il Fli saldamente ancorato nel centrodestra. Guidano i cosiddetti «lealisti» Moffa, Menia e Viespoli. Che ieri hanno sottolineato come, con il sì al lodo, «il Fli ha dimostrato la sua coerenza, spazzando via ombre e sospetti su una presunta non lealtà nei confronti del governo e ha scongiurato qualsiasi elucubrazione relativa a un esecutivo tecnico».
Già, il governo tecnico: un altro punto dattrito tra le diverse anime futuriste visto che lala dura lavora sottotraccia per arrivare a quello che i moderati considerano come fumo negli occhi.
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