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Dynasty all’africana In Gabon Bongo succede a Bongo

Il Gabon rischia di non liberarsi mai della dinastia Bongo, neppure dopo le elezioni di domenica scorsa. Le prime, più o meno libere dopo i 42 anni di presidenza di Omar Bongo, il padre-padrone del paese.
Fino a giugno, quando l’ha stroncato un infarto, era secondo solo a Fidel Castro come longevità al potere. In un classico esempio di democrazia all’africana i tre candidati principali allo scranno di presidente hanno annunciato vittoria. Il primo a cantare vittoria non poteva essere che Ali Ben Bongo. Il favorito fra i trenta figli del defunto satrapo africano. Ministro della Difesa con il padre ha ereditato a 50 anni la guida del Partito democratico, che fino agli anni Novanta è stato l’unico del Gabon. Poi papà Bongo ha concesso a malincuore di aprire alla democrazia. Nelle elezioni, però, vinceva sempre lui. A suon di brogli ha sempre sibilato l’opposizione. Il figlio prediletto si è beccato le stesse accuse. I risultati ufficiali si conosceranno appena domani, ma ieri Ali Bongo confermava: «Ho vinto facilmente». L’ex ministro degli Interni Andre Mba Obame e il candidato storico dell’opposizione, Pierre Mambondou, hanno reagito proclamandosi a loro volta vincitori. Nella capitale, Libreville, esercito e polizia pattugliano le strade temendo scontri.
Il Gabon è un puntino di un milione e mezzo di abitanti sulla carta dell’Africa occidentale. Nonostante sia ricco di petrolio il 30% della popolazione vive con cinquanta centesimi di euro al giorno. Il defunto presidente Bongo era famoso per confondere le casse dello Stato con il suo portafoglio. Ex postino si arruolò nell’aviazione francese per sei anni. Giunto al potere nel 1967 diventò ben presto il padre-padrone del Gabon. La sua città natale è stata ribattezzata Bongoville. Sulle banconote resterà stampato ancora a lungo il suo faccione.
La Francia gli è rimasta talmente nel cuore che ha comprato 33 proprietà immobiliari fra Parigi e Nizza. Il fiore all’occhiello è una casa di 2mila metri quadrati, vicino all’Eliseo costata 20 milioni di euro. Per non parlare della flotta di limousine, Mercedes e Ferrari regalata a mogli, figli e nipoti. Il problema è che spesso le macchine di lusso venivano pagate con assegni del Tesoro del Gabon. Nel principato di Monaco stanno ancora indagando sui suoi conti. I francesi avrebbero versato fior di mazzette, nelle banche svizzere, per ottenere concessioni petrolifere. Secondo un rapporto del Senato americano la famiglia Bongo spendeva 70 milioni di euro all’anno. Il figlio Alì ha la stessa stazza del padre e durante la campagna elettorale girava su un jet privato.

In Gabon sono in molti a giurare che seguirà le orme di papà.

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