E adesso Ivan prepara la fuga in Svizzera

E adesso Ivan prepara la fuga in Svizzera

Pier Augusto Stagi

dalla Maielletta

Mancano tre km alla vetta, Ivan ha già staccato tutti: è solo, lanciato verso la vittoria di tappa e la sua terza maglia rosa della carriera. Il cellulare di Micaela comincia a suonare. Suona, imperterrito suona. Lei è lì, davanti alla tivù, a guardare il suo Ivan con la piccola Domitilla di 3 anni e quel bimbo che ha in grembo e che nascerà a fine mese. Nell'ammiraglia della Csc è già festa, e la prima chiamata è per Micaela: lei non risponde, non vuole perdere una sola frazione di secondo di quelle immagini «e poi per scaramanzia era meglio aspettare...», dirà poco dopo Micaela.
Ivan è il solito Ivan: bello, composto, elegante, capace di sorridere dopo una sconfitta, capace di non sorridere troppo dopo una vittoria. Lui non è un fuoriclasse, lui è un campione che si è costruito negli anni - quattro anni di sconfitte e battaglie sulle strade del Tour - con il lavoro, il sacrificio, giorno dopo giorno. «Dopo quanto successo un anno fa, quando persi un’ora a causa di un virus intestinale, non voglio più guardare avanti, fare programmi, voglio solo vivere giorno dopo giorno. Quell'esperienza mi ha segnato e insegnato tanto...».
È un piacere ascoltare Ivan, che ringrazia la squadra, che ringrazia il capo (Biarne Riis), che ringrazia soprattutto i suoi genitori, che l'hanno fatto così bene. «Io sono sempre il solito. Ho faticato tanto per arrivare dove sono arrivato. Non dimentico da dove vengo».
È un piacere ascoltarlo, soprattutto per Angelo Zomegnan, il direttore di questo Giro... «Troppi trasferimenti? Per me questo Giro è bellissimo. Bello e spettacolare, con tantissima gente. Io non ho sentito fino a oggi un solo corridore lamentarsi dei trasferimenti. E poi non vedo perché certe cose non le andate a dire al Tour. Una cosa è certa: questo è un grande Giro, sempre più grande, più forte e più bello», musica per le orecchie di Zomegnan. Musica per le orecchie di Ivan le parole di Micaela. Come tutte le sere al telefono con le sue donne. «La mia famiglia è la mia forza, il mio orgoglio, il mio equilibrio».
Ivan vive di piccole grandi cose. Come una fuga che non decide il Giro ma lo segna in maniera profonda. Come la fuga che farà tra qualche mese, con tutta la sua famiglia, oltre confine. Diventerà svizzero, e andrà a immergersi nel verde, in una casa tutta nuova, nella quiete bucolica di un paesaggio da Heidi, con la sua Micaela, con la sua Domitilla e Santiago, che dovrebbe nascere il 29 maggio, un giorno dopo la fine del Giro.

«Questo è quello che è stato programmato, questo è quello che ci auguriamo possa accadere: ma noi viviamo alla giornata», ripete Ivan.
Santiago o Inaki, questi sono i due nomi scelti: Ivan e Micaela hanno deciso di vivere alla giornata, di attendere ancora un po', di vederlo in faccia prima di dargli un nome.

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