
Per ora l'unica certezza è la gioia dei trafficanti di uomini già pronti a far festa. Secondo le indiscrezioni di alcuni media americani, l'Amministrazione Trump preparerebbe, infatti, il trasferimento di oltre un milione di palestinesi da Gaza alla Libia. Il piano sarebbe già al vaglio delle autorità libiche che starebbero negoziando con la controparte americana. Se confermata, la mossa rappresenterebbe un vero incubo per l'Italia che nel giro di qualche mese rischierebbe di veder migliaia di palestinesi approdare sulle proprie coste. Ma da dove nasce l'allarme? La Nbc, la catena televisiva americana che ha diffuso la notizia, sostiene di averla appresa da almeno due fonti governative. Secondo queste fonti la mossa rappresenta il primo atto del cosiddetto piano Gaza Riviera, la mossa con cui Trump punta a trasferire i palestinese di Gaza in vari paesi arabi per poi trasformare la Striscia in una zona d'investimenti simile a Dubai o a insediamenti turistici come Sharm el Sheikh.
Il trasferimento di un milione di palestinesi da Gaza non è, però, una mossa agevole né dal punto di vista umanitario, né da quello finanziario. Sul piano umanitario il trasferimento, anche volontario, di un milione di esseri umani in una nazione dove i migranti vengono detenuti illegalmente, sfruttati, torturati e venduti ai trafficanti di uomini non è un'operazione molto compatibile con il diritto internazionale. Anche perché - come dimostrano i disordini scatenatesi giorni fa dopo l'uccisione del capo banda Abdulghani al-Kikli - in Libia gli scontri fra milizie continuano ad essere all'ordine del giorno. Ma trasferire un milione di palestinesi in un Paese dove il traffico di uomini è una delle attività principali di gang e milizie significa anche offrire nuove opportunità a chi si arricchisce sulla pelle dei migranti. Da questo punto di vista, l'iniziativa americana non può che impensierire le autorità italiane e quelle europee. Il rischio assai concreto è quello di fronteggiare un esodo simile a quello della fine del 2015 quando Erdogan permise a un milione di migranti di raggiungere le frontiere europee. La Guardia Costiera libica e gli altri apparati creati in Libia con l'apporto italiano rischiano infatti di non riuscire a fronteggiare i flussi generati da un numero così massiccio di nuovi arrivati. Anche perché il giro d'affari determinato dalle richieste di partenze sarebbe probabilmente troppo grosso e allettante. Aldilà delle preoccupazioni italiane o europee, bisogna anche chiedersi come l'Amministrazione americana possa sopportare i costi del trasferimento. Stando a quanto rivelato dalle fonti dell'Nbc, Washington valuta di sbloccare alcuni fondi libici del valore di miliardi di dollari congelati da oltre un decennio per garantire non solo un alloggio, ma anche uno stipendio minimo ai palestinesi ricollocati a Gaza. Per ora però i portavoce dell'amministrazione Trump si sono affrettati a smentire liquidando il tutto come un piano «privo di senso». Smentite che non hanno trovato molto credito.
Solo una decina di giorni fa tutto era pronto, infatti, per il trasferimento in Libia di migliaia di migranti fermati sul territorio statunitense. Un trasferimento bloccato solo dall'ordinanza con cui l'8 maggio scorso il giudice distrettuale di Boston, Brian Murphy, ha vietato la deportazione.
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