"Rimpatriare pure gli immigrati regolari non integrati"

Gli interventi di attivisti dell'ultradestra europea: "Possiamo salvare l'Occidente"

"Rimpatriare pure gli immigrati regolari non integrati"
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L'immigrazione, con i suoi miti, sfatata slide su slide. Il Pil che aumenta grazie agli stranieri? Falso, secondo gli organizzatori di Remigration, che ieri hanno tenuto un summit a Gallarate, in provincia di Varese. A parlare è una degli speaker, Cyan Quinn, che elogia Donald Trump e spiega come il Giappone, che ha una percentuale minima di stranieri, sia riuscito a crescere senza alcun problema. Il Teatro Condominio di Gallarate ha due terzi delle file piene, circa quattrocento persone. Tra loro anche Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega in Consiglio regionale della Lombardia, che dice: «Si sono confrontati pacificamente, corretto dare la possibilità a queste persone di dire la propria perché in Italia vige ancora la libertà di pensiero e parola e non è certo la sinistra a decidere chi può parlare e chi no».

Fuori dal teatro sono schierate le forze dell'ordine che bloccano le strade.

Non accade nulla. C'è solo una massa di giornalisti che non può entrare. «Extra omnes», dirà al termine del summit Martin Sellner, austriaco e ideologo del movimento Remigration, scherzando sul fatto che i media avevano definito «conclave» questo evento. Sul palco salgono, chiamati da Andrea Ballarati, i rappresentanti di tutti i movimenti europei. Il belga Dries Van Langenhove attacca frontalmente Bruxelles con la sua «agenda immigrazionista» e rilancia: «Con la remigrazione possiamo salvare l'Occidente. Ci sono molte minacce attorno a noi e la nostra è una strategia per salvare la nostra identità. Solo la remigrazione rappresenta un modo legale e sicuro per gestire questo problema». Che verrebbe risolto in tre fasi: «Il rimpatrio degli immigrati illegali; poi di coloro che non si sono integrati; infine di coloro che sono cittadini fedeli a ideologie e Paesi stranieri». Come? «Faremo pressione culturale, economia e politica per la remigrazione». Salgono sul palco John

McLoughlin, dall'Irlanda, poi Pedro Faria dal Portogallo: «Ci stiamo svegliando, non abbiamo paura di parlare». Che cita poi Lepanto, Carlo Martello, i re e i santi che hanno combattuto per l'Europa. «Non è solo per i nostri confini, ma anche per le nostre anime». Jackie Eubanks, attivista repubblicana, insiste sul fatto che la sharia è in contraddizione con la costituzione americana. Il portoghese Afonso Gonçalves cita Martin Luther King: Abbiamo un sogno.

Rifiutiamo vite facili. Combatteremo e vinceremo per l'Europa. È uno dei momenti più cupi della nostra civiltà. Credo che solo la miglior generazione di sempre possa prevalere. Abbiamo bisogno di una nuova Reconquista».

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