Garlasco e l'inchiesta depistata. Così il pg ha riaperto l'indagine

Il procuratore Napoleone ribalta le decisioni dei predecessori. Nel mirino "il nuovo Stasi" e chi lo ha coperto per 18 anni

Garlasco e l'inchiesta depistata. Così il pg ha riaperto l'indagine
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Qualcuno adesso la chiama una «indagine tossica». È la vecchia indagine che nel 2007 portò a incastrare Alberto Stasi per l'omicidio di Chiara Poggi, e che venne replicata dieci anni dopo, quando la nuova traccia che portava invece verso Andrea Sempio venne frettolosamente archiviata. Come è potuto accadere? È nel grumo di potere che regnava in quegli anni a Pavia, tra carabinieri corrotti, magistrati discussi e poteri locali, la spiegazione che oggi la nuova gestione della Procura di Pavia si dà di come anche sull'omicidio di Garlasco le indagini siano state indirizzate - per errore o consapevolmente - in una sola direzione: quella che portava a incastrare Alberto Stasi.

Fin da quando nel marzo scorso è riesploso il caso Garlasco, con la notizia della riapertura delle indagini a carico di Andrea Sempio, ci si domandava cosa avesse in mano la Procura della Repubblica, cosa avesse convinto il nuovo procuratore Fabio Napoleone e i suoi pm a ribaltare con tanta decisione le conclusioni cui erano arrivati i loro predecessori, e che avevano portato alla condanna definitiva per omicidio di Stasi, l'ex fidanzato della vittima. Solo la nuova consulenza sul Dna trovato sulle unghie di Chiara, e riconducibile a Sempio? La sensazione era che la Procura avesse in mano ben altro, elementi concreti tuttora coperti dal segreto.

Ora una spiegazione affiora. A rivisitare il «caso Garlasco» Napoleone e i suoi pm si sono decisi in base a tracce emerse in tutt'altra indagine: quella che ha portato a incriminare per corruzione e arrestare due uomini di punta dei carabinieri di Pavia, il maggiore Maurizio Pappalardo e il maresciallo Antonio Scoppetta, per anni investigatori di fiducia della Procura; nella stessa indagine è stato incriminato - e inviato a Brescia per competenza - anche il procuratore dell'epoca, Mario Venditti, titolare delle prime indagini su Sempio nel 2017, delle quali Venditti chiese e ottenne l'archiviazione. L'indagine sui carabinieri e l'ex procuratore è una costola della operazione «Clean», che avuto come principale bersaglio l'ex eurodeputato leghista Angelo Ciocca e un vasto giro di malaffare. L'inchiesta a Pavia ha scatenato il panico. Carabinieri di lungo corso hanno «cantato» collaborando alle indagini e scaricando sia Pappalardo sia Scoppetta (che è tutt'ora rinchiuso a San Vittore). Di fatto, a venire riletta con occhi nuovi è una intera stagione della giustizia a Pavia. Ed è in questo ribollire di rivelazioni che è emerso il sospetto che una serie di indagini cruciali siano state addomesticate negli scorsi anni. Compresa quella sul delitto di Garlasco.

Solo così si spiega la determinazione con cui la Procura di Pavia ora batte la pista che porta a Sempio, al punto di assegnare al fascicolo quasi la metà del suo intero organico. Si tratta di mettere riparo a quello che per i pm è un errore giudiziario (la condanna di Stasi) frutto nella migliore delle ipotesi di incapacità, nella peggiore di connivenze. L'indagine ora prosegue in un clamore mediatico dove persino un tema scritto da Sempio a scuola sul delitto diventa elemento di sospetto.

«Sarà una indagine lunga», dice a ragione ieri l'avvocato di Sempio. Eh sì: perché nel mirino, se questa si rivelerà la strada giusta, non c'è solo l'assassino di Chiara ma anche chi per diciott'anni gli ha consentito di farla franca.

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