
«Aiutiamoci a costruire ponti per la pace»: è l'appello che Papa Leone XIV rivolge ai membri della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, ricevuti ieri mattina in Vaticano. La dottrina sociale della Chiesa è «strumento di pace e dialogo per costruire ponti di fraternità universale». Insiste sul tema della pace, Prevost, legandolo a uno ancora più cruciale, quello della Dottrina sociale della Chiesa che, spiega da vero agostiniano, «è chiamata a fornire chiavi interpretative che pongano in dialogo scienza e coscienza, dando così un contributo fondamentale alla conoscenza, alla speranza e alla pace». E «ci educa a riconoscere che più importante dei problemi, o delle risposte a essi, è il modo in cui li affrontiamo, con criteri di valutazione e principi etici e con l'apertura alla grazia di Dio». Ma tale dottrina, osserva il Papa, «non vuole alzare la bandiera del possesso della verità, né in merito all'analisi dei problemi, né nella loro risoluzione». Ed «è più importante saper avvicinarsi, che dare una risposta affrettata sul perché una cosa è successa o su come superarla. L'obiettivo è imparare ad affrontare i problemi, che sono sempre diversi, perché ogni generazione è nuova, con nuove sfide, nuovi sogni, nuove domande. Per la sensibilità di molti nostri contemporanei - osserva ancora Leone XIV - la parola dialogo e la parola dottrina suonano opposte e incompatibili. Forse quando sentiamo la parola dottrina ci viene in mente la definizione classica: un insieme di idee proprie di una religione. E con questa definizione ci sentiamo poco liberi di riflettere, di mettere in discussione o di cercare nuove alternative». In un passaggio, Leone condanna le fake news. «C'è poco dialogo attorno a noi, e prevalgono le parole gridate, non di rado le fake news e le tesi irrazionali di pochi prepotenti ammonisce il Pontefice -. Fondamentali dunque sono l'approfondimento e lo studio, e ugualmente l'incontro e l'ascolto dei poveri, tesoro della Chiesa e dell'umanità, portatori di punti di vista scartati, ma indispensabili a vedere il mondo con gli occhi di Dio».
Questa mattina si tiene la messa di insediamento di Robert Francis Prevost che segna l'avvio del Pontificato. Una liturgia solenne tra riti e simboli. In piazza San Pietro sono attesi oltre 250mila fedeli e 156 delegazioni da tutto il mondo. Doppi controlli, sistemi anti-drone, cecchini e no-fly zone: una Roma blindata si prepara a vivere la prima messa di Leone XIV. Alle 9 è previsto un giro in papamobile attraverso la piazza e lungo via della Conciliazione. Imponente il dispositivo di sicurezza messo in campo, con oltre 6mila uomini e donne delle forze dell'ordine a presidiare non solo l'area del Vaticano. Dopo l'abbraccio ai fedeli, Prevost si recherà in Basilica per ricevere il Pallio, da parte del cardinale Dominique Mamberti che pronunciò l'Habemus Papam - e l'Anello del Pescatore, che sarà invece consegnato dal cardinale Luis Antonio Tagle.
Per il simbolico rito dell'obbedienza prestata al Papa ci saranno dodici rappresentanti di tutte le categorie del popolo di Dio, provenienti da varie parti del mondo: tre cardinali, un vescovo, un presbitero, un diacono, due religiosi, una coppia di sposi e due giovani. Al termine della celebrazione, il Papa reciterà il Regina Coeli, e poi saluterà le delegazioni mondiali all'interno della Basilica.
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