E adesso per il made in Italy arriva il marchio islamico doc

Convenzione tra le Camere di commercio e le comunità musulmane: anche i prodotti del Belpaese avranno la certificazione Halal

Notizia di quelle che spiazzano: perchè ci costringe a ricordare come il commercio sia motore vigoroso di rapporti tra i popoli, spingendoli tanto a guerre sanguinose quanto ad affari sostanziosi. In tempi in cui sulla convivenza tra culture diverse come quella italiana e quelle del mondo arabo si incrociano analisi di tutti i tipi - e molte di esse, a ragione o a torto, improntate al pessimismo - dal mondo del business arriva una iniziativa che va esattamente nella direzione opposta: il mondo quasi sterminato dei fedeli di Maometto può essere non solo un nemico ma anche un mercato gigantesco, una terra di conquista per i prodotti del made in Italy. A patto che rispettino i precetti del Corano: che non riguardano solo la macellazione per dissanguamento, ma anche altri alimenti, nonchè il settore dei farmaci e quello dei cosmetici. Il testo base dell'Islam indica precetti specifici in base ai quali ciascuno di questi prodotti possa essere considerato «Halal», cioè rispettoso dei dettami religiosi. Senza questa certificazione, è impossibile che questi prodotti entrino in casa dei musulmani osservanti: e questo vale sia per il mercato al minuto, in Italia, costituito da milioni di immigrati islamici, ma anche per l'ingrosso, per l'esportazione verso i paesi - poveri o straricchi - dove l'Islam è religione di Stato.
Ecco quindi il marchio Halal arrivare anche sui prodotti italiani. Presso il ministero degli esteri viene firmata la convenzione tra Coreis, le comunità islamiche italiane, e la Promos, che è l'azienda di promozione della camera di commercio milanese, per il marchio Halal Italia: «Il progetto - dice Pier Andrea Chevallard, segretario della Camera di commercio - ha promosso il potenziale del mercato Halal presso le aziende milanesi e lombarde, attraverso un'azione di formazione e informazione, oltre a presentare l'offerta alimentare dell'eccellenza lombarda alle comunità islamiche dei Paesi musulmani dell'area del Mediterraneo, del Medio Oriente e del Golfo, con particolare focus sugli Emirati Arabi Uniti. Questi ultimi, in particolare, rappresentano un importante mercato di consumo di prodotti Halal e un punto strategico di smistamento e commercio nei Paesi del Golfo».
Nel testo dell'intesa si legge: «Convinti dell'esigenza di sostenere l'internazionalizzazione del sistema produttivo italiano, la tutela del made in Italy e la promozione degli interessi italiani all'estero; alla luce della crescente domanda da parte degli operatori economici italiani di strumenti innovativi per l'internazionalizzazione; tenuto conto del crescente interesse manifestato dagli operatori economici italiani per i mercati del mondo islamico; prendendo atto dell'avvenuta presentazione presso l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi da parte della Coreis della richiesta di registrazione di un marchio di qualità "halal" (consentito), valido per tutto il territorio nazionale, che certifichi la conformità alle leggi coraniche di prodotti alimentari, cosmetici e farmaceutici prodotti in Italia; alla luce della positiva esperienza del "Progetto-pilota Halal" della Camera di Commercio di Milano, finalizzato alla guida e all'accreditamento dei produttori lombardi ed italiani nel mercato islamico nazionale e internazionale», i contraenti «si impegnano a promuovere presso le Associazioni di categoria e le imprese potenzialmente interessate il suddetto marchio e le opportunità che esso offre in termini di penetrazione dei mercati dei Paesi a maggioranza islamica; accreditare presso le Autorità dei Paesi islamici il marchio registrato da parte della Coreis come certificazione di qualità riconosciuta dallo Stato italiano per l'esportazione di prodotti conformi alle leggi coraniche.

A tal fine, fermo restando l'obbligo per le aziende italiane aderenti al suddetto marchio di rispettare le prescrizioni della normativa italiana in materia di produzione ed immissione sul mercato; fatte salve le disposizioni vigenti in materia di sicurezza sanitaria degli alimenti, nonché quelle in materie di sicurezza dei cosmetici e dei prodotti farmaceutici; fatta salva l'esigenza per le aziende aderenti all'iniziativa, in quanto operanti in Italia, di rispettare di regole e procedure stabilite dall'Unione Europea riguardo alla produzione, al trattamento e alla commercializzazione dei prodotti», il governo «provvederà ad organizzare specifici corsi di formazione in favore degli imprenditori che intenderanno aderire alla suddetta iniziativa di certificazione» e «a rendere noto in maniera adeguata alle Autorità dei Paesi a religione islamica l'avvenuta creazione del marchio di qualità garantendo - previa verifica da parte dei competenti organismi nazionali che le regole di produzione rispettino la normativa italiana e comunitaria in materia di sicurezza alimentare, di protezione del consumatore e di benessere animale - che i prodotti italiani dotati della suddetta certificazione sono conformi alle leggi coraniche».

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