E adesso monta la psicosi: «Quanti altri asili lager ci sono?»

«Quello non era un asilo era un lager». Le parole scandite dalle lacrime sono di Angela, la mamma di Alice, quella bimba di 14 mesi che viene afferrata per i capelli con una tale violenza che il seggiolone si solleva. Con la testa reclinata all’indietro la direttrice dell’asilo nido «Cip e Ciop» di Pistoia, Laura Scuderi, la ingozza come si fa con le oche, alle dieci del mattino di cibo, premendo poi il bavaglino sul viso per non farla sputare. La scena l’abbiamo vista tutti. Chi in tv, chi su Internet. Il viso della bimba scoperto. Una ingiustizia che ha fatto muovere anche il Garante che richiama i media. «Non si possono diffondere scene di maltrattamenti su minori se non oscurando in modo adeguato i volti dei bambini» dice. Ma ormai il danno è fatto. Il filmato si commenta da solo: mentre una picchia una bimba, l’altra gira le spalle, e gli altri bimbi sono fermi immobili, quasi fantocci nelle loro mani. Le due responsabili (educatrici è una parola che non si meritano più) dell’asilo nido si controllavano da sole, anzi di coprivano a vicenda.
Eppure la vicenda di Pistoia del famigerato asilo nido «Cip e Ciop», potrebbe essere solo la punta di un iceberg. Qualsiasi genitore si sta ponendo in queste ore la stessa domanda: ma il mio bambino è al sicuro? E chi le controlla quelle maestre? Bella domanda. A cui il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, tenta di dare una risposta. Propone un Garante per l’infanzia «che controlli non solo la qualità e l’adeguatezza educativa, ma anche la professionalità e la competenza del personale che lavora nel settore. Non possiamo permettere che strutture improvvisate operino in un campo così delicato come quello della cura e dell’assistenza ai più piccoli».
Chissà quante povere e piccole vittime sono passate sotto le loro grinfie. Il padre che ha sporto denuncia racconta che probabilmente le cose non andavano bene già da anni. Ora suo figlio ha quattro anni ma era entrato nell’asilo nido quando aveva sei mesi. «Qualcuno — racconta oggi il padre — mi aveva anche detto che ero pazzo a mandare mio figlio lì, con tutto quello che si diceva in giro. Ma io non ci volevo credere».
Alcuni genitori raccontano di bambini che smettono di mangiare e dormire. Bambini che tornano a casa con arrossamenti e lividi. Qualcuno dice che «la maestra ha picchiato un bambino» o che «li ha lasciati al buio». Ora le due donne, incastrate dal video, sono rinchiuse nella stessa cella.

La Pesce e la Scuderi si trovano nella sezione isolamento del carcere di Sollicciano, e dividono una cella: qui rimarranno ad attendere la decisione del giudice, anche perché in carcere «ci sono regole per le quali certi reati non vengono accettati - spiega il garante per i detenuti Franco Corleone -. Si potrebbero verificare atti di intolleranza o anche di violenza». La legge del carcere non perdona quando si tratta di violenza sui bambini.

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