Edizione straordinaria: i giornalisti hanno scoperto il computer. Alla buonora. Cè voluta addirittura una legge del Parlamento, ma da oggi lesame di Stato si fa con il Pc. Qualcuno dirà: ma allora prima che cosa si usava, il calamaio? Lo scalpello? Le tavolette dargilla?
Peggio, signori miei, peggio. Vi sveliamo un imbarazzante segreto professionale: in Italia, per fare lesame da giornalista, cè la macchina per scrivere. Sì, avete capito bene: nellepoca di Internet e della fibra ottica, noialtri andiamo avanti con il rullo e i tasti che fanno tic-tac.
Detto così viene solo da ridere, ma chi ci è passato lo sa: scrivere un articolo con quellaggeggio è una cosa agghiacciante. Amnesty International dovrebbe inserirlo nellelenco delle torture disumane. La Cia dovrebbe usarlo con i prigionieri di Al Qaida per farli parlare.
Anzitutto, prima di usarla, la macchina per scrivere devi trovarla: perché ovviamente non ne fabbricano più. E allora cominci con i giri di telefonate, chiami il rigattiere, lantiquario, la zia segretaria ai tempi di De Gasperi, la nonna dattilografa ai tempi di Cavour. Poi, quando lhai trovata, viene il difficile: imparare a scrivere senza farsi del male fisico.
Quando entri nella sala dellhotel di Roma dove i giornalisti affrontano lesame, sembra di stare a Omaha Beach durante lo sbarco in Normandia. Immaginatevi miliardi di tasti che sbattono sulla carta, tipo scariche di mitragliatrici. I più attrezzati si portano i tappi per le orecchie, gli altri dicono addio ai timpani.
Ti siedi: hai appena il tempo di riordinare le idee - se le mitragliatrici non ti hanno steso - e già arrivano i primi problemi tecnici. Il pulsante che sinceppa, la carta che saccartoccia, il dito incastrato nelle lamiere. Passano i minuti, e lesame di Stato diventa una sfida personale fra te e la macchina. Scrivi, cancelli, riscrivi. Poi cancelli, sbianchetti e riscrivi ancora. E intanto pensi: ma perché devo spaccarmi la testa con questaffare? Perché nellera multimediale, devo adoperare una tecnologia risorgimentale?
Nel frattempo cominci a grondar sudore, dopo un quarto dora hai scritto una sola riga, devi ricontare le battute per non superare i limiti. Poi, alla fine, quando sei sudato da fare schifo, distrutto, con la camicia deturpata dinchiostro, finisci il tuo capolavoro. Ed è lì che ti accorgi di aver scritto un mare di boiate. Al posto di Corriere della Sera hai scritto «Corriere della Pera». Al posto di «Consiglio dei Ministri» hai scritto «Coniglio dei sinistri».
Ti rendi conto che anche i concetti ortograficamente esatti sono privi di contenuti. E ti arrabbi come una iena perché, dedicando tutta lattenzione alla macchina infernale, ti sei dimenticato il resto: cioè le notizie, la chiarezza, la precisione, la sintesi. Insomma: il giornalismo. E allora ti chiedi: perché tutto questo? Perché il futuro, cioè il Pc, arriva solo oggi, dopo anni di barbarie? «Con il computer allesame puoi copiare» diceva qualcuno. Motivazione idiota, perché puoi copiare benissimo in ogni caso, e i colleghi possono confermare.
Il motivo credo sia un altro: i giornalisti sono rimasti alla preistoria per motivi dimmagine: perché la macchina per scrivere è un simbolo corporativo, un rimasuglio romantico.
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