E Atene si piega a Berlino: altri tagli in arrivo

«Prendete misure ulteriori per tagliare il deficit». «Sarà fatto». Tra la richiesta con cui il cancelliere tedesco, Angela Merkel, subordina la concessione degli aiuti Ue-Fmi per 45 miliardi di euro e la risposta del ministro delle Finanze greco, Giorgio Papaconstantinou, non passa più di mezz’ora. Sembra quasi un gioco delle parti, quello tra Berlino e Atene. In realtà, è il diktat tedesco a mettere i greci spalle al muro. Non c’è infatti un lieto fine. Non ancora, almeno. E non solo perché le resistenza mostrate nella vicenda dalla Germania sembrano aver alzato la temperatura dell’irritazione nelle capitali europee.
La tensione sui mercati rimane infatti oltre i livelli di guardia, con la speculazione che ha ormai allargato il tiro anche a Portogallo e Irlanda. Effetto contagio. Il differenziale tra i titoli portoghesi e il Bund è schizzato ieri a 221 punti (record storico), lo spread tra i bond irlandesi e quelli tedeschi a 184. Perfino i nostri Btp ne hanno sofferto: 100 punti di scarto rispetto al decennale tedesco non si registravano dal luglio 2009. Per la Grecia, la situazione resta drammatica. Il rischio sul debito ha superato quota 700 (a 713, massimo storico) con un balzo in avanti di 98,5 punti. Atene è inoltre costretta ora a corrispondere sul 10 anni un rendimento del 9,71%, mentre sul biennale gli interessi sono lievitati al 13,6%.
Come quietare i mercati? Con altri sacrifici, è la speranza del governo Papandreou, da mettere in campo una volta conclusi i negoziati con Ue, Fmi e Bce. Problema: quando si chiuderanno le trattative?. Una scadenza non c’è. Atene confida in una conclusione prima del 19 maggio (quando arrivano a scadenza titoli per un ammontare attorno ai 9 miliardi di euro). «La Grecia - ha fatto sapere Papaconstantinou - deve drasticamente tagliare il suo deficit nei prossimi anni, controllare il suo debito e fare tutti gli aggiustamenti strutturali in grado di rendere più competitiva l’economia greca». Nella sostanza, si tratterebbe dei provvedimenti che dovranno essere presi per garantire che nel 2011 e nel 2012 proseguirà il taglio del deficit pubblico. Per quest’anno non sono invece previsti altri giri di vite alla spesa.
Ciò è quanto la Germania pretendeva. «Servono altri risparmi», ha detto la Merkel, secondo la quale l’uscita di Atene dall’area euro «non è un’opzione» da prendere in considerazione. Se la Grecia - ha aggiunto - è pronta ad accettare dure misure, non solo per un anno ma per diversi anni, allora ci saranno buone possibilità di assicurare la stabilità dell’euro per tutti».
Alla fine, Berlino si è dunque imposta.

Ha prevalso «la ragionevolezza», ha commentato il ministro degli Esteri Franco Frattini. Resta tuttavia un interrogativo: come riuscirà Atene a far digerire nuove misure draconiane a un Paese ormai in rivolta quotidiana?

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